La paura si fa sentire

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La paura si fa sentire in tutti, non conoscono le intenzioni

tratto da “L’ultima fila in alto”

Gianluca Bordiga ha scritto “L’ultima fila in alto”, libro autobiografico in uscita prossimamente; narrazione di decine di fatti dalle emozioni opposte, accaduti nell’arco temporale di quasi un secolo, dalla sua famiglia d’origine fino all’attuale impegno pubblico, perseverante da decenni, in difesa del territorio. Un passaggio molto emozionante, del libro, è il racconto dell’arresto del papà dell’autore, da parte dei fascisti, durante la guerra mondiale, mentre era insieme ad altre ventisei persone all’Albero Stella delle Alpi di Ponte Caffaro, frazione a lago del Comune di Bagolino. Il papà dell’autore, di nome Fortunato ma detto Nato, da tutti, non è stato arruolato perché ha i postumi della poliomelite che lo colpì all’età di tre anni. È però molto attivo politicamente, non dalla parte del governo. Un giorno mentre all’albergo c’è un gruppetto di gente, mista tra uomini e donne, succede che improvvisamente in paese arriva una squadra di fascisti; le persone che erano lì non fanno a tempo ad uscire che i fascisti entrano nel salone dell’albergo e arrestano tutti i presenti, tranne i gestori, marito e moglie. Non danno spiegazioni a nessuno, gli arrestati vengono portati al comando fascista di zona, l’Albergo Milano di Idro, e lì vengono trattenuti per una notte. Sono tutti insieme uomini e donne in un salone; c’è chi non riesce a stare calmo e piange. Il giorno dopo, pensavano che li lasciassero tornare a casa ma invece vengono messi su un camion e portati a Brescia. La paura si fa sentire in tutti; non conoscono le intenzioni. A Brescia vengono trattenuti un’altra notte, sempre tutti insieme. Il panico si fa sentire, i pensieri cominciano ad essere molto brutti. Ma, inaspettatamente, il giorno dopo entra da loro un comandante fascista, gli dice che sono liberi, non fa capire nient’altro, dice solo che verranno messi su un camion che li riporterà a Ponte Caffaro. I ventisette sono increduli, temono un trucco, qualcosa di strano c’è. Passano un paio d’ore e vengono caricati davvero sul camion, che esce dalla città e prende la strada per il Colle di S. Eusebio, la strada è quella giusta per Ponte Caffaro. Arrivati in paese, il camion li lascia davanti alla Chiesa; il Sacerdote vede e suona le campane. All’Albergo Stella delle Alpi c’era apprensione per tutto questo, temevano il peggio, ma una strana visita del giorno prima aveva lasciato capire alla zia Maria e allo zio Giovanni, i gestori, che i ventisette sarebbero tornati. Sono stati liberati perché è intervenuto direttamente il gerarca nazista comandante la zona di Riva del Garda, che aveva competenza fino a Ponte Caffaro. In quella retata degli arresti era accaduto un fatto che non aveva accettato; un caso non raro, ma unico, una decisione presa per un motivo preciso, che il libro di Gianluca racconta bene.
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