La Procura della Repubblica di Roma sta per chiudere le indagini sul rapimento e l’uccisione di Giulio Regeni

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Ancora una volta dobbiamo a Luigi Manconi e alla sua tenacia la possibilità di capire cosa questo voglia dire e le regioni del magistrato, Sergio Colaiocco, che da anni si dedica alla ricerca della verità.

In sintesi, per anni la Procura romana ha cercato di rompere quel muro di collusioni, omissioni e complicità che vede il regime egiziano dalla parte dei possibili, per la verità probabili, mandanti ed esecutori del crimine.

Grazie a quel lavoro il 4 dicembre 2018, poco meno di due anni fa, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati cinque agenti della National Security egiziana.

A quell’atto è poi seguita, nell’aprile 2019, la richiesta ufficiale di rogatoria all’autorità giudiziaria del Cairo per avere notizia “sull’elezione di domicilio da parte degli indagati”.

L’ultimo aspetto, al netto del linguaggio tecnico, è centrale poiché, se soddisfatta la richiesta, si avrebbe conferma che gli indagati sono a conoscenza dell’indagine che li riguarda e questo consentirebbe a un nostro tribunale, nel caso di rinvio a giudizio, di sottoporli al processo in condizione di “assenza” (ovvero contumacia).

Letto così il comunicato della Procura vuole scongiurare nuovi rinvii, dilazioni, nella logica di trascinare all’infinito un’inchiesta già condizionata dalla distanza fisica e dal boicottaggio politico.

Conclusione (parziale): mesi e mesi dopo torniamo sempre lì. Siamo un paese che ha subito (in quanto paese) una violenza assurda. Un ragazzo, un nostro ragazzo, è stato sequestrato, torturato e ucciso con la piena complicità di un regime col quale proseguiamo a intrattenere rapporti politici e commerciali.

È bene ripeterlo, in gioco è la sovranità stessa (a proposito dell’uso spesso scomposto del termine) dell’Italia. Pensare che la funzione strategica svolta storicamente e anche oggi dall’Egitto nonché gli interessi energetici che ci legano a quella nazione possano cancellare o anche solo rallentare la domanda di giustizia per il corpo straziato di un ragazzo incolpevole confligge con le ragioni di uno Stato di diritto e con quel primato dei diritti umani che ancora in queste ore sentiamo evocare a condanna sacrosanta dell’ennesimo atto terroristico consumato stamane a Nizza.

Certo, il Covid assorbe ogni attenzione e cura di queste giornate e settimane e non potrebbe essere diversamente. Ma oggi scrivere di Giulio Regeni e riaccendere un piccolo riflettore su una pagina tragica della storia recente mi pareva giusto.

Infine, grazie per i tanti commenti giunti ieri, sono stati, credo, un modo serio e sano di condividere l’ansia che in tante e tanti stiamo provando.

Buona giornata e un abbraccio

Gianni Cuperlo