LA “PUPA” E IL “QUAQUARAQUÀ”

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Non vale più del 2% come partito, è stato un pessimo ministro per lo sviluppo economico del Paese con Renzi, ha venduto l’Ilva all’Arcelon Mittal, tenendo secretato per un bel po’ l’atto di vendita, bocciando una più valida proposta italiana, non ha meriti di alcun genere, oltre all’essere nipote del bravo regista Luigi Comencini, …. ma culturalmente lontano mille miglia dal nonno, eppure è tutti i giorni in tivù a esprimere condanne senza mai fare alcuna proposta.
Si chiama Carlo Calenda e ieri, chiamato per l’ennesima volta in tivù, ha definito la Raggi con l’aggettivo la “Pupa”.
Al di là che la Raggi sia del M5S, al di là che sia un bravissimo sindaco che ha mostrato carattere, capacità e coraggio, e questo ai “quaquaraquà” può risultare insopportabile, ma definire un avversario politico “la Pupa” solo perché donna è un insulto che dovrebbe ferire ogni donna.