LA “QUESTIONE ILVA” IN COMMISSIONE ATTIVITA’ PRODUTTIVE

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Questa mattina in Commissione Attività produttive della Camera ho partecipato all’Audizione dei rappresentanti di FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM e UGLM sulle prospettive industriali del sito di Taranto e alla mia precisa domanda se si ritiene davvero che senza lo “scudo” dell’immunità penale ed amministrativa sia impossibile poter produrre acciaio a Taranto, come sostiene ArcelorMittal, i rappresentanti sindacali non hanno formulato risposte dirette ed univoche. C’è chi ha dichiarato che le regole se ci sono vanno rispettate, c’è chi ha affermato che non compete a loro dirlo, c’è chi ha risposto con altre domande che non hanno certamente aiutato a chiarire la situazione. Secondo quanto hanno illustrato i sindacati non solo la situazione del siderurgico del capoluogo ionico è drammatica, ma, complici l’abrogazione dell’immunità penale ed amministrativa e la conferma da parte della magistratura dell’ordine di spegnimento dell’impianto AFO2, l’ex ILVA sarebbe ad un passo dalla chiusura con tutte le conseguenze del caso. Si tratta di dichiarazioni che mi permetto di contestare in quanto non tengono conto dell’opera di un Governo che sta tentando di risolvere una situazione socio-economica-ambientale sicuramente difficile e che comunque si trascina da molti anni. Nel corso dell’audizione i sindacalisti hanno ribadito che continuano a difendere l’accordo del settembre dello scorso anno definendolo “eccezionale”, che vorrebbero capire quali alternative ci sono alla chiusura dell’AFO2 e che non capiscono come mai si è deciso di “cancellare” l’immunità ad alcuni mesi dalla firma del contratto. Proprio in merito a questi ultimi due aspetti, mi pare opportuno fare delle precisazioni. Per quanto riguarda il provvedimento della magistratura credo che sia stato adottato alla luce di accertamenti ed indagini che, rilevando la mancata attuazione di determinate prescrizioni, hanno consigliato di procedere in tal modo. In ordine alla “questione immunità”, ripeto quello che ho già sostenuto in altre circostanze: abrogando l’esimente si è ristabilito un principio di legalità. D’ora in poi chi vorrà esercitare una qualsiasi attività nel nostro Paese dovrà rispettare le regole. E non mi pare che una situazione del genere possa destabilizzare alcun colosso del settore industriale, come “ArcelorMittal”. Che è certamente abituato ad operare in tutto il mondo senza aver bisogno di scudi penali o amministrativi.

Rosalba De Giorgi