La rete ha memoria

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Ieri l’assessore al Welfare della regione Lombardia ha tuonato contro la qualità delle mascherine che la Protezione civile nazionale aveva inviato poco prima agli operatori lombardi.
Ma ha omesso di dire che la Protezione civile nazionale era dovuta intervenire in fretta e furia per sopperire ad un “piccolo” errore effettuato dai burocrati del Pirellone, che di fatto hanno impedito che in Lombardia ci si potesse muovere ben prima.
Ed infatti, in rete trovate tutti i resoconti di questa situazione paradossale di cui adesso qualcuno non conserva memoria!
“L’ordine di quattro milioni di mascherine è stato annullato lunedì scorso dalla centrale di committenza regionale, in quanto il fornitore non è stato in grado di adempiere agli obblighi assunti. Sono stati perfezionati ulteriori ordini con una serie di altri fornitori per i quantitativi di mascherine necessari. L’acquisizione dei dispositivi sta avvenendo presso diversi operatori economici e, alla data di lunedì, abbiamo già ricevuto e distribuito 57.440 mascherine tipo FFP2; 22.620 tipo FFP3 e 496.600 chirurgiche“, ha fatto sapere l’ufficio del governatore lombardo all’Espresso dopo che questo aveva segnalato il fallimento della gara stessa
La distribuzione di quelle mascherine -4 milioni, a fronte delle 577.000 circa che erano arrivate con il perfezionamento di ulteriori successivi acquisti- era stata garantita entro giovedì 27 febbraio ma l’ordine è stato annullato lunedì 2 marzo. Secondo la versione ufficiale, il “fornitore non è stato in grado di adempiere agli obblighi assunti“. In realtà il settimanale cita fonti della Protezione civile secondo le quali la Regione, volendo gestire la crisi direttamente senza passare dal governo centrale, ha scelto le ditte produttrici non consultando gli elenchi dalle prefetture lombarde. In questo modo le domande di acquisto sono state inviate ad aziende che da tempo non fabbricano o importano più i prodotti richiesti.
E se poi uno volesse continuare, ci si dovrebbe domandare chi abbia governato i singoli sistemi sanitari regionali ed anche quello nazionale, rendendoli tutti incapaci da soli di fronteggiare l’emergenza che stiamo vivendo. La riduzione di ospedali, di organici, di posti letto, di unità di terapia intensiva è storia dalla fine degli anni ’90 almeno.