Contro la chiamata del presidente Draghi a Palazzo Chigi di alcuni tecnici liberisti che dovrebbero coordinare e valutare le scelte di politica economica in un momento così delicato
Come sarà a breve quello dell’attuazione del Pnrr, si è mosso un folto gruppo di economisti di tutto il Paese, che hanno lanciato una raccolta firme e un appello rivolto al presidente del Consiglio.
Tra i nuovi consiglieri spiccano i nomi di Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, e Riccardo Puglisi, associato all’Università di Pavia. Accanto a loro Carlo Cambini, ordinario di Economia applicata al Politecnico di Torino ed ex capo economista dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Marco Percoco, che insegna Valutazione delle infrastrutture di Trasporto alla Bocconi dove dirige il Centro di ricerca Green (geografia, risorse, ambiente, energia e reti), e Francesco Filippucci, dottore di ricerca alla Paris school of economics.
Palazzo Chigi ha precisato che i cinque economisti non sono stati nominati per valutare l’impatto degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ma sono stati reclutati nel dipartimento Politica economica di Chigi. Rassicurazioni che non sono bastate a tranquillizzari gli estensori della lettera-appello, i quali sottolineano che i tecnici scelti da Draghi sono tutti “uomini” e del “nord”, e hanno una “visione economica estremista” a favore del libero mercato, minimizzano la questione del Mezzogiorno e il mutamento climatico. Per gli economisti è paradossale, visto che il piano riguarda gli investimenti pubblici.
Nei prossimi mesi il governo si troverà ad affrontare la più difficile sfida degli ultimi decenni indirizzando l’uso delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a sostegno dell’economia italiana colpita dalle conseguenze dell’emergenza pandemica. In questa delicatissima operazione è essenziale che l’esecutivo mantenga la fiducia degli operatori economici, cittadini ed istituzioni nazionali ed internazionali.
I firmatari ritengono che il governo Draghi per tutelare il suo prestigio nonché la sua efficacia operativa dovrebbe riconsiderare alcune nomine ed avvalersi di collaboratori e collaboratrici sempre di indiscussa competenza e obiettività sui temi trattati, attenti al ruolo che gli investimenti del Pnrr potranno avere nel contesto del nuovo intervento pubblico in economia.



