La sfida di Firenze, la sfida dell’Europa

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Tra poche ore si vota. Sono ore decisive per costruire un argine contro i sovranismi e i populismi che minacciano l’Europa e le nostre città.

Mi trovo per la seconda volta di fronte al doppio appuntamento europeo e amministrativo, come candidato sindaco di Firenze e come militante nel sostenere i candidati democratici al Parlamento Ue. Cinque anni fa lo scenario era molto diverso: a Firenze un elettore su due votava Pd e a livello nazionale sfondavamo quota 40%. Oggi sono le navi della Lega a viaggiare col vento in poppa, almeno per i sondaggi, e gli italiani sono ostaggi di un governo nato per sbaglio poco più di un anno fa, trainato da un partito che alle elezioni politiche ha preso meno del Pd e ha tradito la sua stessa coalizione di destra per allearsi con i 5 stelle siglando un contratto di governo costantemente superato dagli eventi e dai litigi interni all’improbabile compagine. Il governo si regge in piedi su promesse irrealizzabili e su una campagna elettorale permanente fatta sulle tasche e sulle insicurezze dei cittadini. Ora ci dicono che è tutto rinviato a dopo il voto: si paventa una resa dei conti mentre i conti veri – quelli della nostra economia – sono fuori controllo.

Noi non possiamo più stare a guardare. Le elezioni europee e amministrative di domenica sono l’occasione per rialzare la testa. Non abbiamo paura e lo dico da Firenze, città europeista da sempre, che ospita l’Istituto Universitario Europeo e ha nel suo dna i grandi valori dell’Europa. Qui l’amministrazione riformista e democratica ha portato risultati concreti, dimostrando che possiamo guardare avanti con orgoglio. E’ possibile un’Italia diversa da quella che ha creduto alle vane promesse di Salvini e dei grillini. E’ possibile un’Europa diversa da quella annebbiata dai sovranismi.

L’Italia gialloverde è l’Italia delle opere non finite o mai iniziate perché parlano di sbloccacantieri ma non sbloccano niente. Basta con questo paese ingessato con le aziende che falliscono, gli operai che piangono perché perdono il lavoro, i giovani che non vedono prospettive perché invece di indicargli una strada gli si promette un reddito di cittadinanza.

La parola lavoro è stata cancellata completamente dall’agenda di questo governo. Noi dobbiamo riprenderci le bandiere del lavoro e dell’ambiente. Siamo per la crescita sostenibile e in questa direzione va il il piano per l’Italia di Zingaretti.
Firenze insieme a Bologna è la città italiana con il tasso di occupazione più alto, più del 70%, e nell’area metropolitana abbiamo un tasso di disoccupazione al 5,8%. Siamo in controtendenza rispetto al resto d’Italia perché qui abbiamo dimostrato che è possibile tenere insieme valori e visione, concretezza e inclusione. Lo abbiamo fatto con un Pd sempre unito. Se partiamo dal basso, dalle esperienze di governo locale del centrosinistra, dal valore del territorio, possiamo dare linfa ed energia anche a livello nazionale.

Nel nostro programma elettorale abbiamo un piano per 3mila posti di lavoro in più a Firenze nei prossimi 5 anni. Sostenibilità, difesa dell’ambiente, infrastrutture, politiche per la formazione e per i giovani sono le pietre miliari.

Secondo il rapporto dell’Onu sul clima, se non agiamo subito, nel 2040 arriveremo a un aumento di 1,5 gradi del riscaldamento del suolo e quindi al punto di non ritorno. Dobbiamo lavorare oggi senza esitazione per dare un futuro ai nostri figli e l’ambiente è la grande sfida: la raccolta differenziata, la mobilità elettrica, la lotta al cambiamento climatico. Firenze vuol essere la prima città italiana plastic free; per questo servono azioni concrete subito. Ogni giorno a Firenze entrano 200mila veicoli: grazie al completamento delle tramvie e uno scudo verde per filtrare i mezzi inquinanti puntiamo a ridurre della metà il traffico veicolare in città. Il riscaldamento domestico è la prima causa di smog: abbiamo pronto un piano per aiutare le famiglie a sostituire le caldaie.

Alcuni esempi concreti per dire che, mentre alziamo un argine contro il sovranismo e il populismo, dobbiamo recuperare la nostra identità e caratterizzarci su sfide coraggiose. Su questi obiettivi sono convinto che non solo il Pd, ma l’intero fronte delle forze democratiche sapranno ritrovare un cammino comune. Subito, già da domenica 26 maggio.