La solita storia: una nuova tassa. Stavolta sul denaro contante

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A proporla addirittura Confindustria, quella stessa Confindustria che ha tra i suoi iscritti imprenditori che aprono le fabbriche all’estero per pagare meno tasse.
E per farla apparire “giusta”, ci dicono che serve a combattere il lavoro nero.
In realtà è il solito schema che si ripete: pur di mantenere privilegi e benefici, lo Stato piuttosto che ridurre spese e sperperi, aumenta la pressione fiscale, che è una delle cause del lavoro nero!
Insomma, invece che combattere le cause del lavoro nero, lo Stato alimenta le condizioni che lo favoriscono.
Non bisogna aver fatto la Bocconi per comprendere questa elementare analisi, basta farsi un giro tra le borgate, entrare in una salumeria, andare da un barbiere, parlare con un falegname.
Siamo un paese che s’impoverisce giorno dopo giorno. E lo Stato, invece di premiare chi lavora, lo punisce. È come se dicesse: non fate nulla. Perché a non fare nulla ci guadagni, comunque, un “reddito di cittadinanza”, l’invenzione di chi, com’è noto, non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.