La storia è nota ai più

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Corrado Augias, nella sua tradizionale rubrica su Repubblica, ha rivelato al mondo di soffrire di una leggera forma di analfabetismo digitale. Lo ha fatto involontariamente, nel momento in cui ha criticato duramente Enel per una mail mal scritta e sgrammaticata in cui veniva sollecitato a riscuotere un rimborso. Peccato che la mail fosse una truffa e che ben presto Augias sia passato da professore ad alunno con le orecchie d’asino, scatenando un impietoso quanto prevedibile sfottò sul web.
Tralasciando la dose di vendetta che si respira in molti degli insulti che sono stati rivolti a un signore che ha appena compiuto 86 anni e conta al suo attivo 41 libri, tre onorificenze (di cui una restituita) e una lucidità che molti di noi si sognerebbero, ci sono tre aspetti che fanno riflettere di questa vicenda.
Il primo è legato allo scontro generazionale che sta dilaniando il tempo in cui viviamo. Da una parte anziani che dispensano troppe lezioni di civiltà, linguaggio, comportamento; dall’altra giovani insofferenti verso una generazione giudicata troppo ingombrante e incapace di stare al passo. Eppure il caso Augias dimostra che tutti siamo ineducati, lo sono i presunti operatori dell’Enel che mischiano inglese e italiano, lo è lo stesso Augias che soffre la mancanza di una corretta educazione digitale. Forse, allora, non sarebbe meglio educarci a vicenda, invece che deriderci ed esaltare le reciproche lacune?
Il secondo aspetto è il parallelismo con Antonella, la bambina di 10 anni che dieci giorni fa ha pagato con la vita un black-out challenge visto su Tik Tok. Un episodio drammatico, che sommato a quello molto meno drammatico di Augias dimostra come le fragilità digitali non abbiano età. Il web è un ambiente pericoloso, perché colpisce indistintamente una bambina di dieci anni, uno scrittore di lunga data poco avvezzo ai pagamenti online, un giovane uomo o una giovane donna che cadono vittima di una falsa conquista sessuale.
E a proposito di fragilità, il terzo aspetto riguarda il mondo dell’informazione. Appena la vicenda è saltata all’occhio delle masse, infatti, il web si è riempito di articoli che ne esaltavano la parte scabrosa, grottesca, vendicativa. A ieri sera, soltanto due articoli (uno molto bello de Il Post) ne approfittavano per parlare del fenomeno delle truffe online, spiegando cos’è il fenomeno del “phishing” ed educando a reagire in caso di tentativo di illeciti digitali. Ad oggi la situazione è invertita, a dimostrazione del fatto che il buon giornalismo ha bisogno di tempo e che bisogna diffidare dai titoloni che spesso portano con sé una sana dose di bullismo e di superficialità.
Vi sarebbe poi un ultimo aspetto, legato al colpevole silenzio di Enel. La scarsa trasparenza nel mercato nell’energia non è certo appannaggio solo di Enel, le truffe ai danni dei consumatori sono fuori dalle responsabilità della prima fornitrice di energia elettrica in Italia (che comunque negli ultimi due anni ha ricevuto due multe dall’antitrust per abuso di posizione dominante e tardiva fatturazione) ma certo si poteva sfruttare l’occasione per dare un messaggio di solidarietà, di vicinanza e di trasparenza.
E alla fine non sappiamo se abbia più colpe Enel, che decide di non scegliere, o noi che ancora una volta ci troviamo divisi in due barricate, senza veramente sapere quale sia quella giusta.
#6000sardine #Augias