La storia va alla conquista dei social. Il 25 aprile nasce la pagina “Buona Memoria”

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Prendete una delle divulgatrici storiche più condivise sui social e una delle “penne” più apprezzate del mondo sindacale e verrà fuori qualcosa destinato a fare storia. Fare storia, letteralmente. Sì, perché Ilaria Romeo, responsabile dell’archivio storico della Cgil (e nostra autrice), e Martina Toti, cronista sindacale, stanno per tagliare il nastro ad un progetto che è allo stesso tempo ambizioso e utile, una sorta di Rai Storia dei social, un vero e proprio servizio pubblico, Si chiamerà “Buona Memoria”, una pagina Facebook che vedrà la luce il 25 aprile, Festa della Liberazione: “Abbiamo iniziato quasi per gioco – racconta Ilaria Romeo – all’inizio del 2020, sulla pagina di Radio Articolo 1, con una serie di bellissime cartoline dedicate ai fatti del giorno nella storia, raccogliendo e raccontando informazioni, eventi e compleanni da ricordare. E abbiamo riscontrato un grande interesse per la storia. Da qui l’idea di dare una forma più solida e strutturata al nostro impegno”.

Ilaria Romeo, è di qualche giorno fa l’annuncio che la pagina Facebook di RadioArticolo1 cambierà nome diventando a tutti gli effetti la pagina ufficiale di “Buona Memoria”. Racconterete la storia della Cgil?

Non solo. Racconteremo la storia d’Italia, che in tanta parte interseca la storia del sindacato, attraverso i documenti e le storie, individuali e collettive. Lo faremo con la collaborazione di archivisti, storici e giornalisti che lavoreranno insieme a noi a questo lavoro corale e collettivo. Lo faremo attraverso il resoconto dei grandi avvenimenti, ma anche attraverso piccoli aneddoti particolari, magari inediti o poco noti, come la motivazione che sta dietro al gesto dei bambini ritratti nella nostra immagine di copertina. La foto, meravigliosa, di Ando Gilardi immortala un gruppo di bambini con il pugno chiuso. “Gli insegnarono questo saluto – esplicita la didascalia riportata nel retro dell’immagine – quando venne la Incom, per salvarli dall’onta di prestare la loro immagine alla propaganda dei padroni. Lo ripetono immancabilmente davanti a qualsiasi obiettivo”.

Gioco a parte, come avete consolidato nel tempo l’idea di articolare un discorso storico attraverso gli strumenti di comunicazione più contemporanei e immediati ovvero i social?

Sempre nel gennaio scorso, la Cgil ha deciso di dedicare a Guido Rossa, alla sua vita e al suo impegno sindacale, un minidocumentario, realizzato da RadioArticolo1, assieme all’Archivio storico. Con Martina Toti, curatrice insieme a me della pagina Buona Memoria e ideatrice della rubrica originale, siamo andate oltre la semplice collaborazione ed abbiamo costruito un rapporto umano, un’amicizia, reciprocamente stimolante soprattutto perché basata su interessi ed ideali comuni, primo fra tutti l’amore per la storia che è alla base della pagina Buona Memoria.

Alcuni resteranno sorpresi ma a guardare i risultati di molti post storici sembra proprio che l’amore per la storia sia diffuso e contagioso. Perché la storia attrae così tanto?

La storia è importante perché ci aiuta a comprendere il passato, monito per il presente. Ma è anche un mezzo, uno strumento, per sentirsi meno soli. Il senso di appartenenza, gli ideali comuni, il racconto delle nostre storie, il ricordo dei nostri martiri e dei nostri eroi ci danno la sensazione di appartenere ad una grande famiglia, con la consapevolezza, diceva Giuseppe Di Vittorio, di servire una causa grande, una causa giusta. La scelta della data del 25 aprile per il lancio della nuova pagina non è casuale. È il punto di arrivo di quel lungo e travagliato processo resistenziale che poco meno di due anni prima, nel novembre del 1943, aveva fatto dire a un giovanissimo Bruno Trentin: “L’Italia finalmente si risveglia! Su tutta la superficie della penisola occupata dagli invasori tedeschi e dai loro degni sicari fascisti, il popolo italiano, quello del 1848, quello di Garibaldi e di Manin è in piedi e lotta (…). Dopo aver dormito vent’anni, questo popolo martire fa sentire all’immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conseguenze del suo risveglio. È in piedi oramai. Lo si era creduto morto, servitore, vile e codardo, e invece è là!”. “E invece è là”, oggi come ieri. Come ogni volta in cui ce ne è stato bisogno. “Talvolta noi – diceva il presidente della Repubblica Sandro Pertini il 31 dicembre 1979 – ci disistimiamo. Io ho quindi ragione di credere nel popolo italiano, un popolo che ha saputo superare situazioni ben più difficili di questa. E saprà superare anche questa situazione. Ed allora è al popolo italiano che io mi rivolgo in questo momento. E mi rivolgo esprimendo la mia ammirazione, la mia riconoscenza e l’augurio più fervido. Vedrete che ce la faremo, amici miei, ad uscire da questa situazione. Ce la faremo, state certi”.

Sì, ne siamo certi, auguri e buon lavoro a Ilaria e Martina.

Fortebraccio News