La testimonianza di un volontario della Croce Bianca di Brescia

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Intervista a Giancarlo Pelizzari

1. da quanto tempo lei è volontario della Croce Bianca di Brescia?
Sono volontario della Croce Bianca da 41 anni
2. Perché si diventa volontari?
I miei genitori mi sono sempre stati vicini, così come a mio fratello e sorella, grazie a loro ho imparato a essere disponibile per chi è in difficoltà, a non tirati mai indietro. Giuseppe e Giustina morta il primo giorno dell’anno, anno trasmesso questa forza che ancor oggi è in me.
3. Vedere tanta sofferenza non la rende più insensibile?
Ho tanta carica addosso, rimanere insensibile a quello che succede non è da me.
4. Cosa manca oggi al volontariato per essere più efficace?
In questi giorni, parlo di Brescia, la popolazione ci è stata vicina essendo poi i primi ad intervenire. Cosa manca….le istituzioni, il governo, dovrebbero mettere più soldi nella sanità, nel volontariato, nella Protezione Civile, nelle RSA alle forze dell’ordine, cosa che manca. Ora tutti si sono accorti e ognuno dice la sua ma nessuno si muove…peccato.
5. Al volontario rimane del tempo libero se si come lo conciglia i suoi affetti, famiglia, amici, e hobby?
Quando non sei in ambulanza, con le restrizioni che ci sono, si sta a casa, a non riesci e ritorni a fare del bene o essere di aiuto a chi è in difficoltà.
6. Come si esce da questo terribile momento?
Uscire da questa pandemia, ci vuole tempo, ben venga il vaccino ma poi sarà veramente tutto finito o uscirà un altro virus.
7. Finito tutto questo che Italia sarà?
Sarà un Italia diversa, più attenta e già c’è qualcuno che mentalmente è cambiato, lo vedi nel girare in città. Ad oggi stiamo cambiando in buon parte d’Italia, resta il buon senso di ognuno di noi.
8. Cosa direbbe ad una persona che si appresta a diventare volontario della Croce Bianca?
Come sempre faccio da anni, cioè, se vieni, perché vuoi sentire la sirena e sfrecciare o guidare l’ambulanza, non lo puoi essere. È il tuo cuore che ti deve dire aiutiamo chi ha veramente bisogno, voglio aiutare chi è in difficoltà, allora puoi crescere mentalmente come persona.
9. Siete consapevoli di essere parte fondamentale di un sistema sanitario spesso carente di infrastrutture e di uomini?
Io e la mia squadra che è la Nona, tutti volontari preparati, giovani e non, come del resto in tutte le altre associazioni, ci rendiamo conto delle difficoltà che incontriamo, nei volontari soprattutto e non è facile al giorno d’oggi diventarlo, ci sono corsi con mesi di preparazione e credetemi non è facile. E come dicevo, servono aiuti concreti, non chiacchiere da bar.

Intervista di Aruspex