Landini a Bruxelles: “Ora sappiamo tutti leggere e scrivere, eppure non ci hanno mai fregato così tanto”

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La sala della Casa del Popolo di Saint-Gilles, a Bruxelles, è stracolma. Gli organizzatori dell’incontro tra Maurizio Landini e i giovani emigrati italiani parlano di successo di partecipazione ogni oltre ogni aspettativa. Ma il vero successo dell’iniziativa è forse nelle storie e nelle testimonianze che si sono alternate nel corso dell’incontro organizzato da Inca e Itaca (la diretta Twitter di Radio Articolo 1 e il video dell’incontro). Uno spaccato che ha sorpreso anche il segretario generale della Cgil che si è detto “arricchito da quest’esperienza”.

Le storie, dunque. come quella di Manuele: “Sono in perpetua emigrazione”, dice, “in Erasmus continuo. Prima Valencia, poi Ginevra, ora Bruxelles. Viaggio in Asia per lavoro. L’estero vince 4-1 sull’Italia”. O come di Marina, 30 anni, di Brindisi, emigrata due volte, prima a Roma per l’università, poi a Bruxelles. “Era nel mio destino la migrazione. Io non tornerei mai indietro perché in Italia non mi sento accolta.” E poi c’è Laura, che racconta di essere andata via dall’Italia non solo per mancanza di lavoro ma per mancanza di diritti civili. Mi sono sposata con la mia compagna in Finlandia e da due anni vivo e lavoro a Bruxelles”.

A tutti loro prova a rispondere nelle conclusioni Landini, prima di andare via verso l’aeroporto dove lo aspetta il volo per Genova “dove devo fare una cosa importante, partecipare alla commemorazione di Guido Rossa”, l’operaio dell’Italsider ucciso dalle Brigate Rosse. “Le storie di questi ragazzi e di queste ragazze – dice Landini – che sono emigrati, che hanno lasciato il nostro Paese, ci insegnano l’importanza di realizzarsi nel lavoro, di poter essere liberi, al di là di dove sei. Se ci pensiamo il numero di persone che per vivere ha bisogno di lavorare non è mai stato così alto. Eppure il mondo del lavoro non è mai stato tanto frantumato e contrapposto come oggi. C’è una rottura della solidarietà. Per ricomporla ci vuole un processo di elaborazione che riparta dal lavoro.”

Salutando i ragazzi di Bruxelles, Landini conclude: “Bisogna tornare alle origini, alle prime camere del lavoro, quando tutti quelli che lavoravano vollero mettersi insieme”. E invece “adesso sappiamo tutti leggere e scrivere, eppure non ci hanno mai fregato così tanto. Dobbiamo metterci insieme, da solo non si salva nessuno. Non perdiamoci di vista, manteniamo vive queste connessioni tra di noi”

Fortebraccio News