Landini: “Non siamo tutti uguali. Ecco le nostre proposte sulle pensioni”

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L’intervento del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, all’iniziativa online sulle pensioni organizzata da Cgil, Cisl, Uil

Riparte la mobilitazione per ottenere il confronto con il governo sulla riforma: il lavoro delle donne, i lavori gravosi e usuranti, la pensione dei giovani. La necessità di rilanciare la previdenza complementare e utilizzare le risorse dei fondi per gli investimenti

Cambiare le pensioni adesso. Ma anche cambiare le pensioni per cambiare il Paese. Il tema non è più rinviabile. A 10 anni dalla riforma Fornero (che poi più di una riforma vera e propria è stata un taglio alle pensioni per fare cassa) è ormai sotto gli occhi di tutti la necessità di intervenire”. Lo ha detto  il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo al webinar sulle pensioni organizzato dalle tre confederazioni Cgil, Cisl, Uil.

Gli effetti delle riforme e delle trasformazioni del mercato del lavoro, ha spiegato Landini, sono molto chiari: innalzamento secco dell’età pensionabile, riduzione progressiva del valore delle pensioni, provvedimenti estemporanei e provvisori come Quota 100, che non è stata una vera riforma della legge Fornero e, oltre a non avere avuto il riscontro previsto tra i lavoratori, ha determinato nuove contraddizioni come l’impossibilità di accedere all’assegno previdenziale per migliaia di lavoratrici e lavoratori. “Il primo messaggio che vogliamo mandare – spiega il segretario – è che noi abbiamo bisogno di una vera riforma all’interno di un mondo del lavoro in cui la precarietà è aumentata.

Su questo chiediamo il confronto con il governo”. Ed è ovvio che il tema delle pensioni e della necessaria riforma del sistema previdenziale non può essere considerato separatamente da tutte le altre riforme urgenti. È necessario, infatti, creare lavoro non precario e stabile, far emergere il lavoro nero, lottare contro l’evasione contributiva. La riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali “sono tutte cose non scollegate dalla riforma delle pensioni”.

Nel merito della riforma previdenziale, Landini ha detto che è necessario prima di tutto rompere il luogo comunque dell’eguaglianza dei lavori. “È necessario al contrario riconoscere le diversità dei lavori, con un riconoscimento del lavoro delle donne e dei lavori più gravosi”. Ci vuole insomma un nuovo sistema solidale, basato appunto sull’aumento del lavoro stabile e sicuro che paga i contributi. In questo senso occorre ripensare anche agli equilibri perché se si pensa di puntare tutto su un’uscita a 62 anni solo con il contributivo è evidente che questo significherebbe una penalizzazione per tutti quelli che hanno anche una parte di retributivo nella loro pensione.

Significherebbe abbassare il valore delle pensioni di questi lavoratori. Noi abbiamo un sistema solo contribuivo (che tra l’altro esiste solo in Cile), ma accanto a questo è necessario introdurre elementi di solidarietà. “Al governo, dice Landini, chiediamo quindi una riforma previdenziale insieme a quella fiscale, alla lotta al lavoro nero, a contratti esigibili, a investimenti che creino nuovo lavoro per dare prospettive ai giovani. È necessario anche modificare i requisiti per andare in pensione perché con la riforma Fornero, l’età media non sarà più 67 anni, ma 70 anni.

In ogni caso fare regole uguali per tutti è un’ingiustizia. A cominciare dal calcolo dell’aspettativa di vita che è diversa a seconda del lavoro che fai. Non riconoscere questo tema significa far pagare due volte coloro che praticano i lavori più duri. Le risorse per fare tutto questo ci sono e si possono recuperare, intanto, dai risparmi di Quota 100. Ma è importante costruire un nuovo quadro con proposte innovative. Ci vuole una pensione di garanzia per i giovani che cambiano lavoro più volte nella vita e hanno così troppi vuoti contributivi da coprire: “Per noi – ha detto Landini – è molto importante, insieme al riconoscimento dei lavori gravosi e del lavoro delle donne, in particolare quelle con figli (un anno di contribuiti riconosciuti per ogni figlio come se avesse lavorato). Ci vogliono elementi di solidarietà”.

Poi è necessario riattivare il lavoro delle Commissioni sulla divisione della spesa di assistenza e spesa per previdenza. Per quanto riguarda la flessibilità: prevedere l’uscita a 62 anni di età, 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Si tratta di collegare tutto questo alla riforma degli ammortizzatori sociali: accompagnare alla pensione le persone vicine per favorire (isopensione, contratti di espansione) l’ingresso dei giovani. È il grande tema della staffetta generazionale anche per scongiurare che i nostri ragazzi vivano in un presente quasi eterno di precarietà in cui aumentano solo l’insicurezza e lo sfruttamento delle persone.