L’ARABIA SAUDITA RISPETTI I DIRITTI UMANI

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In 6 città dell’Arabia Saudita sono state giustiziate ieri ben 37 persone, alcune delle quali minorenni. L’ accusa è quella di (presunto) terrorismo, sono tutti appartenenti alla minoranza sciita e sembra che il tutto si sia svolto senza processo. La loro uccisione macabra, in pubblico, è stata usata come arma del buon esempio. Parliamo di atti deplorevoli come la decapitazione, nel migliore dei casi, e della crocifissione, nel peggiore dei casi.

Mi unisco alla condanna dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet per queste inumane esecuzioni. Sebbene si tratti di un accusa grave, oggi una potenza come l’Arabia Saudita dovrebbe usare leggi ma soprattutto metodi più consoni alle grandi potenze mondiali e soprattutto dovrebbe garantire un equo processo a chi è sottoposto a giudizio.

Tuttavia, ad oggi queste esecuzioni sommarie, oltre che cruente, non sono state condannate con una voce forte e coesa delle grandi potenze occidentali, né sono state disposte sanzioni per spingere il governo di Riad a porre fine a queste pratiche, violando totalmente i diritti umani fondamentali. Questo perché l’ipocrisia di molti governi “civili” porta a condannare questi atti solo quando vengono commessi da Paesi che non interessano, economicamente ed energeticamente parlando, al mondo occidentale o che sono ad esso ostili.

Pino Cabras invita nella sua riflessione ad una grande “riforma” europea di liberazione dalla dipendenza nei confronti delle petromonarchie, spostando il metodo dal bilateralismo alla capacità di relazioni multilaterali, e ne convengo.

Non è possibile condannare in nome dei diritti umani e rimanere in silenzio un’attimo dopo.