Lasciare l’auto a casa: linea rossa e nuova mobilità urbana

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Secondo le stime del Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica della Prima Linea Tramviaria di Bologna (“Linea Rossa”), l’obiettivo di lungo periodo del PUMS sul Comune di Bologna è l’eliminazione di 256mila spostamenti su mezzi privati (tra auto e moto) e il trasferimento di circa 90 mila di questi sul trasporto pubblico.

Sempre secondo queste stime, “all’entrata in esercizio della nuova Linea Rossa nel 2026 verranno trasferiti al trasporto pubblico 54.600 spostamenti in più rispetto allo scenario Base attuale: i 54.600 spostamenti attratti dalla nuova rete di trasporto pubblico equivalgono a circa 70.000 Auto/giorno che vengono tolte dalla strada su tutta la rete bolognese.”

Al di là di quanto sostenuto dai comitati contrari all’opera, secondo i quali ci saranno problemi per le attività commerciali, per i cantieri interminabili, perché non verranno invece toccate le caldaie a gasolio, vere responsabili dell’inquinamento, si tratta certamente di un obiettivo ambizioso.

Ma perché spostarsi in tram invece che in auto? E’ utile lasciare l’auto a casa e muoversi in città seguendo un paradigma nuovo rispetto al passato? Oltre alle ben note questioni legate all’inquinamento da polveri sottili e all’inquinamento sonoro, esistono altri motivi che dovrebbero spingere ognuno di noi a ripensare la propria mobilità, ad avviare un percorso anche interiore differente rispetto al passato.

Rinunciare all’automobile o alla moto per spostarsi anche di poche centinaia di metri è un gesto sano, rispettoso degli altri, perfino rivoluzionario a volte, che può avere diversi effetti positivi sulla nostra qualità di vita.

Per prima cosa si aumenta l’attività fisica e camminando si può conoscere meglio l’attività di quartiere e il vicinato, cosa impossibile quando si è chiusi nell’abitacolo dell’auto. Molto probabilmente questa scelta permetterebbe anche di riprendere in mano quella vecchia bicicletta, con le ruote sgonfie, appoggiata da anni in fondo al proprio garage.

Rinunciare all’automobile poi, vuol dire anche riscoprire il piacere dei negozi e delle vecchie botteghe, rinunciando per una volta a visitare il caotico e impersonale centro commerciale. Se non si usa l’auto e si fa una passeggiata significa niente costi per la benzina, niente semafori, niente traffico, niente multe, niente ricerche di parcheggio o divieti di sosta, niente rischi dovuti allo smartphone durante la guida: meno stress insomma.

Riscoprire la propria città, camminare sotto la pioggia, sentire sotto i piedi il frusciare delle foglie, il tappeto erboso, lo scricchiolare dei sassi, sarà un modo nuovo per apprezzare le caratteristiche di ogni stagione. Senza contare che muoversi all’aria aperta ci permetterà di incontrare persone, scambiare due chiacchiere in più, conoscere meglio il proprio vicino di casa, conoscere persone nuove, oppure cogliere l’occasione per farlo in compagnia di amici e parenti che non si frequenta da un po’.

Gli esempi virtuosi esistono già: in città dove è stato già realizzato il progetto Tram, come Firenze, l’afflusso medio di passeggeri ha quasi raddoppiato le aspettative (13 milioni contro 7 milioni). Inoltre l’indagine effettuata da GEST (ente di gestione) ha mostrato come il 54% dei viaggiatori in precedenza usasse mezzi privati.

Il settore dei trasporti ha un impatto significativo sulla nostra vita e sull’ambiente ed è innegabile che oggi ci sia bisogno di ridurre questo impatto ambientale, rendendo al contempo gli spostamenti più efficienti e veloci. Quando un Paese sviluppa dei progetti di mobilità sostenibile, quindi, si pone molteplici obiettivi che hanno a che fare sia con l’ecologia e l’ambiente, che con la qualità della vita delle persone. Sono considerazioni che tutti dovremmo fare di più, a cominciare da chi vi scrive, ogni giorno.

Luca Domenichini