L’attimo della morte: grandi novità per la medicina forense

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Scoprire rapidamente il tempo di morte di una persona deceduta è prerogativa fondamentale per ogni indagine forense.

I ricercatori dell’Università di Verona insieme ai colleghi dell’Università Sechenovskij di Mosca hanno messo a punto un metodo per l’analisi chimica dei fluidi biologici, basato sulla misurazione delle concentrazioni di sostanze che cambiano a seguito delle reazioni “post-mortale” nel corpo.

Sputnik Italia ha raggiunto il Dott. Giacomo Musile il ricercatore italiano che ha collaborato con i colleghi moscoviti.
Facilità nel calcolare l’intervallo post-mortale

– Sulla stampa russa, relativamente alla vostra ricerca, si parla della sviluppo di un nuovo metodo per scoprire direttamente sulla scena del reato il tempo trascorso tra la morte ed il ritrovamento del cadavere (intervallo post-mortale). Su cosa si basa questo metodo da voi proposto?

– Il metodo da noi proposto si basa sull’applicazione di una tecnica nota come “microfluifica su carta”. Questo approccio proposto dal Prof. Emmanuel Carrilho (Harvard University) si promette di rendere possibili analisi chimiche e biochimiche impiegando sistemi a basso costo e di facile utilizzo, non richiedendo sofisticata strumentazione.

Sebbene questa tecnologia sia nota agli addetti ai lavori da qualche anno (2009), l’utilizzo della stessa per stimare l’intervallo post-mortale ha dovuto attendere quasi dieci anni. Nel 2018, presso il laboratorio coordinato dal Prof. Franco Tagliaro è stata dimostrata una relazione diretta fra l’aumento della concentrazione della molecola ammonio presente nell’umor vitreo (soluzione gelatinosa presente nell’occhio) ed il tempo trascorso tra la morte ed il ritrovamento del cadavere.

L’analisi della molecola ammonio, nell’ambito di questa ricerca, è stata effettuata mediante un metodo strumentale chiamato elettroforesi capillare. Tuttavia la decisione di sfruttare anche un metodo alternativo impiegando la microfluidica deriva dalla considerazione che la determinazione dell’intervallo post-mortale, cosi importante nelle prime fasi dell’indagine giudiziaria potrebbe avere maggiore importanza se la stessa potesse essere effettuata immediatamente sulla scena del crimine.

Dopo un lungo lavoro di sviluppo, il metodo da noi proposto ha dimostrato la possibilità di calcolare la concentrazione della molecola ammonio nell’umore vitreo e quindi di calcolare con una certa accuratezza l’epoca del decesso senza utilizzare strumentazione costosa ed ingombrante.

– Perché è così importante nelle scienze forensi individuare con precisione l’intervallo post-mortale?

– La stima dell’intervallo post-mortale, già dagli albori della medicina legale, risulta essere un parametro di cruciale importanza nella investigazione criminale e nel processo penale. Infatti in base al tempo della morte possono essere fatte o escluse ipotesi investigative o, in sede di giudizio può essere confermata o esclusa la presenza di un imputato sulla scena del crimine.

– Quali sono i vantaggi del nuovo metodo rispetto ad altri metodi già in uso?

– I metodi tradizionali attualmente in uso sono basati su fenomeni fisici che avvengono dopo la morte, in particolare tali fenomeni comportano l’irrigidimento dei muscoli, la presenza di accumuli di sangue visibili ad occhio nudo a livello cutaneo nelle parti del corpo più basse in relazione alla posizione assunta dal cadavere e la progressiva diminuzione della temperatura corporea. I primi due fenomeni non sono di solito valutati in base a parametri oggettivi ma solo in base all’esperienza del medico legale. Il terzo parametro sebbene si basi su un dato oggettivo cioè la temperatura corporea, risulta essere influenzato da vari fattori esterni quali temperatura ambientale, massa corporea, indumenti, ecc.. che possono alterare fortemente il fenomeno e quindi inficiare il calcolo del tempo post-mortale. Inoltre la temperatura corporea tipicamente si equilibra con la temperatura ambientale entro la ventesima ora post-mortem, dopo la quale il metodo è inutilizzabile.

Il metodo proposto essendo basato su reazioni biochimiche di deamminazione delle proteine, quindi su principi differenti, potrebbe fornire importanti informazioni con maggiore oggettività ed in modo quantitativo, non influenzate dall’esperienza del personale medico che effettua la visita.
Nuovi campi d’applicazione

– Con tali prerogative quali saranno i campi d’applicazione di questo nuovo metodo?

– Al momento il metodo ha superato la prima fase sperimentale, ma manca una standardizzazione che si potrà ottenere solo con una sua ingegnerizzazione in vista dello sviluppo di un prodotto finito.

Il più importante vantaggio che si ha nell’utilizzare tale approccio, è il semplice utilizzo da parte di personale non altamente qualificato in ambienti differenti dai laboratori. Sicuramente quindi il principale campo di applicazione sarà l’impiego di questi dispositivi sulle scene del reato, in risposta alla necessita di avere dati in tempi rapidi. Inoltre un altro importante campo applicativo riguarda il suo impiego in contesti lontani da laboratori forniti di strumentazione adeguata, o in paesi in via di sviluppo.

– Secondo lei, sempre restando nella disciplina delle scienze forensi, congiuntamente agli esperti russi, in quali ulteriori direzioni potrebbe essere condotta la ricerca?

– Ritengo che la tecnologia applicata per la stima dell’intervallo post-mortale, sia adattabile a svariati contesti nel settore delle scienze forensi. Nelle condizioni attuali, la sfida principale è quella di determinare sostanze d’interesse forense in ridotte quantità, come già è stato dimostrato per alcune sostanze di abuso e pubblicato sulla rivista Analytical Methods nel 2015 (Musile, G. et al . The development of paper microfluidic devices for presumptive drug detection Analytical Methods 2015, 7, 8025-8033). Altre determinazioni d’interesse forense e quindi dei nostri gruppi riguardano l’analisi rapida del cianuro, di sostanze esplosive e dei residui dello sparo, ecc. La nostra collaborazione con i ricercatori della Università Sechenovskij di Mosca comprende oggi anche metodi innovativi per la diagnosi di abuso alcolico cronico su base oggettiva e quantitativa.