Le isole che non c’erano

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Cinque, nuove, piccole isole. Sono state scoperte al largo della Russia, nel mare Glaciale Artico. Non sono emerse dai fondali, non sono nemmeno comparse dal nulla, o quasi. Le cinque isolette appartenenti all’arcipelago di Novaya Zemlya, infatti, sono divenute visibile a seguito dello scioglimento parziale di un ghiacciaio, il ghiacciaio di Vylka. Sembra una bella notizia, in apparenza, di quelle che fanno pensare a nuove terre, a viaggi e a esploratori e invece non si tratta d’altro che dell’ennesima dimostrazione della catastrofe ambientale che ci aspetta. Curiosa coincidenza, a Novaya Zemlya l’URSS ha condotto numerosi test atomici fino ai primi anni ’60. Qui è stato fatto esplodere il più potente ordigno nucleare mai costruito, con un raggio di “distruzione” pari a 35 chilometri.

C’è chi dice che il tempo è già scaduto, c’è chi invece dice che abbiamo ancora speranze di poter riportare in carreggiata le cose. Se facciamo in fretta, se non perdiamo tempo. E c’è chi dice che forse ci beccheremo Alessandro Di Battista agli Affari Europei, mentre c’è chi dice che allora Dario Franceschini vice-premier, ma sempre che la piattaforma Rousseau approvi il tutto.

Poi c’è chi va all’attacco, ma piuttosto che denunciare l’emergenza climatica preferisce farneticare di difesa di confini tenendo ancora persone in mare, in un ultimo slancio di cattiveria. «Pensano solo alle poltrone», dice. E a tratti pare quasi che sia vero, che pensano solo alle poltrone, perché se è corretto sostenere che le idee camminano sulle gambe delle persone, è altrettanto vero che di idee non ne stiamo sentendo, ma di persone sì, in abbondanza.

Di quali programmi abbiano per il paese non è dato sapere. Una delle rare prese di posizione, quella di Di Maio rispetto i decreti sicurezza, non può che far pensare che poco o nulla cambierà.