Legalità

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Sud, lotta alle mafie ed alla loro capacità di infiltrarsi nell’economia legale, ambiente, innovazione, giovani, marginalità sociali, tasse: sono alcuni degli ambiti su cui dovremo costruire il futuro di un’Italia diversa, più civile, di cui si possa essere fieri perché realizza solidarietà e giustizia.

E lo dovremo fare costringendo un ceto politico che, eufemismo, non si è particolarmente distinto in positivo negli ultimi anni in questi campi.

Anzi.

Allora la responsabilità principale dei risultati dell’esecutivo prossimo, esattamente come è stato per quello precedente, sarà in capo a noi, alla nostra determinazione nell’arrivare a meta, nel tradurre in fatti gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori nel 2018.
Avendo il coraggio di rivolgerci alle parti sane che si trovano anche in forze politiche diverse dalla nostra, come per esempio i ragazzi.
Beppe nel suo accorato appello di pochi giorni fa si è rivolto ai giovani democratici, ed anche io ritengo che ci si debba rivolgere, soprattutto in questo momento, ai ragazzi, qualunque sia la loro preferenza politica, a tutti i giovani di questo bellissimo ed insieme maledetto Paese.

Negli ultimi decenni chi ha governato non solo ha mortificato le speranze di centinaia di migliaia di giovani che hanno dovuto accettare il cosiddetto “demansionamento” lavorativo (sei ingegnere, studi per lavorare con turbine elettromeccaniche o con circuiti di silicio, ma sei costretto ad umiliarti per chiedere lavoro -in realtà chiedi reddito- in un call-center per domandare a potenziali e distratti clienti se vogliono abbonarsi alla compagnia assicurativa alfa) con stipendi egualmente avvilenti, ma ha pure costretto troppi laureati, specializzati, perfezionati, a difendere la loro dignità con l’emigrazione, con la rinuncia ai luoghi, ai volti, alle relazioni della propria gioventù, come se fosse impossibile crescere professionalmente in Italia senza dover scendere a logiche di prostituzione morale, di consegna della propria libertà al potente di turno che ti poteva “sistemare”.

Ora sta a noi far sì che l’Italia possa tornare ad essere un paese di cui si possa essere fieri, in cui solidarietà e giustizia sociale siano pilastri del vivere quotidiano, esattamente come vuole la nostra Costituzione.
A noi ed a nessun altro!