La mamma deve lavorare, non può tenerla. La sistema in un orfanotrofio. Va a trovarla nei fine settimana. Stare chiusa lì dentro è dura. Il lusso più grande è l’uovo sodo. Marleni lo mangia tutto. Anche il guscio. Lo spezzetta e lo mette in bocca. Il sabato torna a casa. La mamma non è una donna affettuosa, ma Marleni non si lamenta. Tutto, pur di uscire da lì. Ha 5 anni. Le monache parlano di lei. Marleni ascolta, di nascosto. Stanno dicendo che la donna che viene a prenderla non è la sua vera mamma, è la zia. La sua mamma non esiste, non è pervenuta, l’ha abbandonata dentro un secchio della spazzatura quando aveva solo un mese. È uno shock. Marleni non vuole più andare con quella donna. Si attacca al letto, la trascinano di peso. Marleni non parla. È arrabbiata, delusa. Si fa la doccia. Piange. Entra il compagno della zia. Ha un bastone di ferro, la picchia sulla schiena, la tocca dove non deve. Marleni è terrorizzata. L’uomo la violenta. Poi dice che è normale, i grandi fanno così con i bambini. E lei deve tenere la bocca chiusa. Marleni si fa schifo. Passano 3 anni. In orfanotrofio arriva una famiglia di italiani. Vogliono proprio lei. Vengono a trovarla per due settimane. È il 1989. Marleni arriva in Italia. La sua stanza è piena di giocattoli, le sembra il paese dei balocchi. Mamma e papà fanno di tutto perché stia bene, ma Marleni è nervosa, ribelle. Fa fatica a rapportarsi con il padre, non riesce a stare nella stessa stanza con lui. Se fa il bagno, può entrare solo la mamma. Non riesce ad abbracciarlo. La portano dallo psicologo. Marleni racconta. Il papà capisce. Si fa da parte. Non la forza. Non chiede mai niente. Marleni ha 10 anni. È il giorno della sua comunione. Indossa un bel vestito. Il papà si commuove, non ci pensa, la abbraccia. Marleni trema, ma non prova schifo. È la prima volta. Qualcosa dentro di lei si scioglie. Grazie papà. Ha 19 anni. Conosce un uomo. Riesce a stare con lui, a parlargli, a confidarsi. Le sembra impossibile. Marleni rinasce. Si sposa. La sua famiglia è il suo riscatto.
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