Lei si chiama Ambra Angiolini e ieri ha aperto il concertone

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Lei si chiama Ambra Angiolini e ieri ha aperto il concertone “a distanza” del Primo maggio con un monologo di un’intensità pazzesca sul lavoro, sugli operatori sanitari in trincea, sulla forza degli italiani, in una piazza San Giovanni spettrale.

Neanche il tempo di pronunciare quelle parole, e sui social è partita la solita, vergognosa gogna social contro Ambra perché “donna”, per il suo passato da “protovelina”, per la sola colpa di riempire uno spazio fisico in cui in questa società tossica e sessista ci si aspetta che ci sia un uomo.

La verità è che ieri Ambra ha pronunciato parole potenti, importanti. E, se è finita su quel palco per tre anni consecutivi, non è perché è bella o raccomandata, ma perché è brava. E da 20 anni lo dimostra qualunque cosa faccia, in qualunque veste o ruolo, che sia in tv, al cinema o in teatro, con un’intelligenza e una grazia e un’empatia rare.

Se c’è una donna, una professionista, che negli ultimi anni è cresciuta di più, facendo sacrifici immani per staccarsi di dosso un’etichetta ingiusta e superficiale, quella è Ambra Angiolini. E quello che non le perdonano non è certo “Ambra la 15enne svampita e telecomandata”, non è la tv trash, né nulla di tutto questo, ma il solo e semplice fatto di essere donna.

Una grande donna.
E, se ne avessimo di più di Ambra in tv, l’Italia sarebbe un Paese migliore.                                                             Lorenzo Tosa