L’emergenza sono i trasporti pubblici, non la scuola

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Come ha apertamente ammesso il primo ministro Conte, i trasporti versano in una situazione critica e soprattutto in certe ore del giorno con gli studenti ci sono affollamenti intollerabili in questi tempi di pandemia.
La soluzione non può essere quella assurda che ha proposto il presidente del Veneto Zaia, seguito dalla Lombardia, di adottare la didattica a distanza per le scuole medie superiori.
Ancora una volta si finirebbe per sacrificare l’istruzione che evidentemente ai due presidenti leghisti interessa poco e comunque assai meno dell’economia.
Invece, l’obiettivo deve essere di tenere insieme la salute con l’istruzione e con l’economia.
Altrimenti c’è rischio di una “catastrofe generazionale” sul piano dell’istruzione che i nostri figli pagheranno cara con il tempo.
Infatti, come sostengono i presidi, “la didattica in presenza non è sostituibile” con quella a distanza. La scuola in questo è già stata troppo sacrificata e tenuta in secondo piano rispetto ad interessi economici e di parte.

Il primo problema è che il governo ha lesinato le risorse per il trasporto pubblico locale.
Al netto di quello che è stato stanziato a favore delle aziende per ripianare i mancati introiti causati dal lockdown, sono andati soltanto 300 milioni alle Regioni e 150 ai Comuni.
Sono risorse assolutamente insufficienti per fare fronte alla situazione potenziando come si dovrebbe il trasporto pubblico locale.
Se infatti è difficile aumentare il numero dei treni e dei vagoni del trasporto pubblico su ferro perché non si può trovare una disponibilità immediata di mezzi sul mercato, è più facile per il trasporto pubblico locale dotarsi di nuovi bus e attivare quanto più possibile il privato che opera in questo settore.
Non mi risulta, ad esempio, che siano stati coinvolti i pullman turistici, che adesso non lavorano, per trasportare gli studenti, né che siano stati chiamati a fare servizi aggiuntivi tutti i mezzi disponibili delle società private di trasporto che sono numerose.
Si dice spesso che siamo in guerra contro il virus.
Allora dovremmo fare per il trasporto degli studenti quello che riuscì a fare l’Inghilterra, all’inizio della seconda guerra mondiale, evacuando via mare più di trecentomila soldati da Dunkerque in nove giorni grazie anche alla mobilitazione di tutte le imbarcazioni private disponibili.
Possiamo essere noi italiani capaci di una straordinaria iniziativa in tempi di pace per salvare l’anno scolastico dei nostri figli trasportandoli in sicurezza a scuola?
Io credo di sì perché non ci mancano né i mezzi, né lo spirito di solidarietà e neppure la fantasia.
Naturalmente si tratta anche di organizzare meglio anche gli orari scolastici, scaglionando per quanto possibile entrate e uscite.
Queste proposte erano già state fatte dalla Toscana mesi fa, quando c’era tempo per fare tutto diversamente. Ma, purtroppo, non furono ascoltate e si preferì la via ‘“furba” di portare all’80 per cento dei posti il riempimento dei bus.
Vogliamo davvero sperare che dall’incontro di oggi tra regioni e governo escano soluzioni intelligenti e adeguate per salvare l’anno scolastico dei nostri figli.

Per reperire le risorse ci sono i 36 miliardi del MES che si possono spendere per la sanità e per tutto ciò che direttamente o indirettamente ha comportato, a causa della pandemia, un aumento di spesa per tutelare la salute dei cittadini.
È una vergogna che a causa di un atteggiamento ideologico di una parte del M5stelle quei finanziamenti non siano stati ancora presi.
I cinque stelle che usando il MES temono di fsre una brutta figura devono sapere che c’è solo un modo per non perdere la faccia quando si hanno responsabilità di governo in situazioni così drammatiche: dare risposte serie e concrete ai bisogni dei cittadini.
Altrimenti è giusto che si venga cacciati perché il diritto all’istruzione è semplicemente vitale.

È opportuno infine ricordare che il segretario del PD Nicola Zingaretti ha fatto una battaglia senza tregua per chiedere l’utilizzo da parte del governo dei finanziamenti MES.

Enrico Rossi