Letta ricicla i trombati di governo

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Nei primi quattro giorni del suo mandato, Enrico Letta ha fatto la segreteria, ha convinto Roberto Gualtieri a congelare (se non ad annullare) la sua corsa per Roma e ha cominciato a lavorare per la coalizione e le Amministrative. Non solo: ieri Brando Benifei si è dimesso da capo delegazione del Parlamento europeo: una scelta che crea un precedente rispetto ai capigruppo, Andrea Marcucci e Graziano Delrio. Che non vogliono lasciare, ma che il segretario vorrebbe sostituire.

La cosa più nuova del Letta “reloaded” è lo stile: il segretario del Pd ha un piglio decisionista inedito, anche rispetto ai tempi di Palazzo Chigi. E una velocità che – per i paradossi della politica (e della vita) – ricorda i primi tempi di Matteo Renzi. La segreteria in realtà è un accorto mix tra attenzione alle correnti e volti scelti per competenza, insieme a qualche profilo accattivante. C’è infatti anche Mauro Berruto, ex Ct della nazionale maschile di pallavolo. Letta non ha chiesto nomi e liste ai capi corrente del Pd, ma nello stesso tempo ha rappresentato tutte le anime dem. A modo suo. Ci sono gli ex membri del governo: Francesco Boccia, Sandra Zampa e Antonio Misiani. Un modo non solo per accelerare il lavoro sui dossier insieme all’esecutivo, ma anche per far rientrare qualche malumore. All’Organizzazione, ruolo chiave nel partito, conferma Stefano Vaccari, vicinissimo a Nicola Zingaretti, pur senza essere un ultrà.

E poi, ci sono alcune giovani parlamentari, che si sono distinte per un profilo semi-tecnico, come Lia Quartapelle, Chiara Braga, precedentemente già nella segreteria di Renzi e in quella di Zingaretti, Chiara Gribaudo, vicina a Matteo Orfini. Tra gli zingarettiani doc, Cecilia D’Elia. E poi Anna Rossomando, vicina ad Andrea Orlando, Enrico Borghi, ex lettiano, oggi in Base Riformista, Susanna Cenni, vicina a Gianni Cuperlo. Alla voce “esperti” sono ascrivibili Antonio Nicita, docente universitario, Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, Cesare Fumagalli, segretario nazionale di Confartigianato Imprese dal 2005 al 2020, Manuela Ghizzoni, ex parlamentare. Tra i meno considerati, Dario Franceschini, che si vede improvvisamente relegato a un ruolo di marginalità. Finché dura.

Letta ha una finestra prima che inizi il logoramento e vuole usarla tutta. Ieri ha visto il presidente della Camera Roberto Fico e Carlo Calenda. Con il primo ha parlato dei prossimi appuntamenti parlamentari e della situazione nei 5S. Sullo sfondo la candidatura a Napoli, alla quale il segretario per ora non può certo dire sì. E poi Calenda: per entrambi l’incontro è andato bene. I rapporti non sono formali. E se Calenda non ha fatto un passo indietro a Roma, Letta punta sulla sua proposta politica a tutto tondo. Ma si ricomincia a fare il nome di David Sassoli come sindaco della Capitale: raccontano che Franceschini spinga e che Calenda allora potrebbe farsi da parte.                                                                                     di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano