LIBIA, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

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La Libia è certamente un Paese complesso e dove ogni soluzione può essere stravolta nell’arco temporale di poche ore.

Questa mattina abbiamo incontrato l’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino Grimaldi, da poco di nuovo a Tripoli dopo un mandato dal 2011 al 2015, quando l’ambasciata fu chiusa per ragioni di sicurezza legate al post-Gheddafi.

Abbiamo ripercorso con l’ambasciatore le tappe dalla primavera araba fino a giungere oggi alla questione immigrazione che tanto grava sul nostro paese e che complica l’assetto libico, con il nuovo scontro civile tra le fazioni di Al Serraj, sostenuto dalla comunità internazionale, o dalla sua maggioranza, contro il Generale Haftar, sostenuto da Emirati Arabi Uniti e Russia ed accusato di sottili alleanze con America e Francia. È recente la notizia di 4 missili francesi ritrovati in un campo di ribelli libici di Haftar, e tutti ricordiamo la telefonata ricevuta ad aprile dal Generale da parte di Trump, con un endorcement che ha creato evidenti problemi diplomatici, anche se il presidente americano ha tenuto a precisare che si trattava soltanto di “complimenti legati agli sforzi contro il terrorismo condotti dalle forze di Haftar”.

Il problema libico degli ultimi anni è ovviamente quello di bacino di partenza per migranti provenienti da tutta l’Africa, addirittura dall’Asia, quando la rotta Libia-Italia era fiorente sia avevano addirittura arrivi di siriani o pakistani, a testimoniare un business assolutamente globale.

I numeri dei migranti presenti nei centri di detenzione sono allarmanti, e se si aggiungono i cosiddetti centri “illegali” si arriva a cifre spropositate, con ovvio incremento dal momento che le partenza via mare sono drasticamente diminuite, o comunque hanno cambiato rotta.

La guerra civile in corso sta portando nuove vittime e nuovi feriti che vanno ad aggiungersi ai tanti migranti. Un primo importante segno è l’ospedale da campo a Misurata che stiamo tenendo in funzione ininterrottamente. Sono inoltre per fortuna in corso i “resettlement” curati da UNHCR che riguardano principalmente rifugiati politici. Le Nazioni Unite, Oim, e le altre organizzazioni internazionali hanno organizzato una task force dopo il recente attentato di Tajoura che ha visto la morte di centinaia di migranti rinchiusi in un centro di detenzione.

La stessa ambasciata italiana dà un forte segnale rimanendo da anni nella stessa sede, a Tripoli, con la sua funzione stabilizzatrice e promotrice (molte sono le borse di studio concesse dall’italia a giovani libici).

Dal punto di vista commerciale il paese non è ancora riuscito a far ripartire l’apparato economico (escluso il mercato petrolifero), con un mercato delle armi in crescita a sostegno dei vari gruppi attualmente coinvolti nel conflitto che è in corso sul territorio libico (la maggior parte arriva senza controllo e violando l’embargo).

In generale la funzione delle ambasciate è proprio quella di mantenere aperto il dialogo e favorire la riconciliazione. Il personale diplomatico in Libia sta certamente compiendo un grande sforzo e la dimostrazione sta proprio nel non abbandonare un paese che sembra destinato a non stabilizzarsi in poco tempo.
Category: Movimento 5 Stelle, Politica
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Scritto da Yana Ehm