Libia, parla Di Maio dal Libano: rischio principale il terrorismo

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Durante la visita in Libano del Ministro degli Esteri Di Maio, quest’ultimo si è espresso riguardo la situazione e i rischi della crisi che ormai da tempo occupa la Libia.

Ai giornalisti presenti nel Sud del Libano, dove il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio era in visita ai militari italiani impegnati nella missione Onu, il ministro ha espresso la propria preoccupazione riguardo la situazione in Libia, dove la guerra in corso porta il rischio della presenza di cellule terroristiche.

“Quello a cui stiamo assistendo in Libia è una proxy war che ci preoccupa. Noi stiamo lavorando incessantemente, nelle ultime ore ho sentito tutti i ministri degli esteri interessati a questa crisi, europei e non, stiamo lavorando alla missione europea in Libia guidata da Borrell, stiamo lavorando per la conferenza di Berlino ed i nostri tecnici della Farnesina sono a lavoro ormai da mesi per contribuire a individuare una data per la conferenza il prima possibile. Ci stiamo impegnando il più possibile affinché la crisi libica possa portare a una tregua e poi a un processo diplomatico e democratico”, ha dichiarato Di Maio ai microfoni dei giornalisti

Lo scorso martedì il Ministro degli esteri Di Maio si è recato in visita a Tripoli e Bengasi per i colloqui con i due leader libici, Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar. Durante la conferenza stampa tenutasi all’aeroporto di Ciampino al suo rientro dalla Libia, Di Maio ha dichiarato l’importanza di un’azione diplomatica nei confronti del Paese, con l’istituzione di un inviato speciale. La strada di Di Maio è quella di “lavorare a una seconda missione in Libia, magari a guida europea, con la presenza del nuovo alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell”, aggiungendo di voler sentire per questo gli altri ministri europei. “È importante far sentire la presenza europea in Libia”.
La guerra in Libia

Dopo il rovesciamento e l’omicidio di Muammar Gheddafi nel 2011, in Libia ha avuto inizio un periodo di forte crisi politica. Il paese si trova ora spaccato a metà, governato da due distinte autorità. A est si trova il Parlamento eletto dal popolo, mentre a ovest, nella capitale Tripoli, ha sede un Governo di accordo nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj e sostenuto da ONU e UE. Le autorità della zona orientale agiscono indipendentemente da Tripoli e collaborano con l’Esercito nazionale libico, guidato da Khalifa Haftar.

Il 4 aprile, il maresciallo Khalifa Haftar ha ordinato alle sue forze di lanciare un’offensiva contro la capitale per “liberarla dai terroristi”. Le unità armate fedeli al governo di Tripoli hanno annunciato l’inizio dell’operazione di risposta “Vulcano di rabbia”. Al momento continuano le battaglie di posizione nell’area della capitale libica. Secondo l’OMS, il bilancio delle vittime negli scontri ha superato le 450 persone, mentre sono più di 2100 i feriti.