Ligia Henczel Wróblewska – I polacchi in Piemonte (1848-1919) – Kalisz, Poznan, Polonia 2016, p. 303 (169)

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Un libro del genere fa nascere istintivamente impressioni superficiali di noia e disinteresse, considerato l’ambito molto ristretto di cui si occupa l’autrice. Se però – come accade per molte cose – ci si addentra un po’ più nella lettura, si scoprono notizie molto interessanti, alcune di nuova conoscenza, altre storiche, curiose e, soprattutto, ricche di quei sentimenti di solidarietà, giustizia, umanità e rispetto del prossimo che la società di oggi sembra aver smarrito. Premettiamo che questo progetto gode del cofinanziamento del Ministero degli Esteri della Repubblica di Polonia ed ha colmato un vuoto storico sulla presenza polacca in Piemonte, qui molto bene documentata nella parte discorsiva di approfondimento e nelle tre ricche appendici finali contenenti gli elenchi delle domande per il visto di uscita dall’Italia, delle richieste di borse di studio, dei formati alla Scuola Salesiana e dei sepolti nei cimiteri piemontesi di Chivasso, Torino e Ivrea. La prima sorpresa, per molti come noi che non conoscevamo questi fatti, è che i polacchi ebbero in Italia ruoli incisivi in avvenimenti storici regionali, nazionali ed internazionali. Come nella costruzione dell’Unità d’Italia, ottenuta anche con il loro importante aiuto. Furono presenti, ad esempio, nella sconfitta nella battaglia di Novara contro gli austriaci, con soldati ed il generale Wojciech Chrzanowski (1848); non solo, si scopre che nel sangue dei Savoia scorre sangue polacco: la madre di Carlo Alberto (1798-1849), Maria Cristina di Sassonia (1779-1851), infatti, era figlia di Carlo Cristiano, principe di Sassonia.
Un altro generale polacco, Dabrowski, fu nominato, cinquant’anni prima, comandante supremo dell’armata italo-polacca creata contro lo Stato Pontificio nel 1798. Un terzo generale, il conte polacco Alexsander Milbitz, subì confische ed esilio e combatté accanto a Garibaldi (a Torino in via Montebello 29 c’è una targa a lui dedicata). L’Austria fu sconfitta anche con il loro aiuto (3mila uomini), a Castelfranco, nel 1805. I polacchi, ancora, furono presenti (in 107) nei lavori per l’apertura della galleria del Frejus (1866-67)…
Insomma questi sono solo alcuni dei tanti motivi citati, per cui, a ragione, l’autrice scrive che furono importanti “…il ruolo e la partecipazione dei polacchi alla creazione della cultura piemontese”.
Tra le curiosità dei polacchi in Piemonte citiamo la “kolȩdowanie”, un rito tradizionale propiziatorio ben augurale con cui un gruppo di persone, con maschere rappresentanti animali simbolici, portavano una stella girevole di cartone colorato su un’asta e con questa si recavano in visita nelle case augurando prosperità ai padroni, intonando canti di Natale ed inscenando brevi recite, anche spaventando i visitati!
Ampia è la pagina dedicata al ruolo dei salesiani ed a Don Bosco, il cui insegnamento ed agire in favore dei poveri toccò molto la sensibilità di questo popolo il quale consegnò alla storia anche un principe beato: August Czartoryski.
L’amicizia polacco-piemontese e, più in generale, quella italo-polacca, crebbe sempre più e si rafforzò tra ‘800 e ‘900 fino al punto che furono migliaia coloro che – arruolati in molti nell’esercito austro-ungarico “…non per scelta propria” – disertarono per non combattere contro gli italiani che non solo non erano loro nemici ma a cui erano legati da profonda, antica, amicizia. Così, a metà del 1918 il numero dei prigionieri di guerra polacchi in Italia crebbe fino a circa 15mila uomini. Molto alto fu il tributo di vite umane pagato dai polacchi nelle varie battaglie e guerre combattute fuori dalla loro patria, non solo sul campo di battaglia; dal dicembre 1918 al giugno 1919 nel campo di prigionia della Mandria di Chivasso – nonostante il grande, riconosciuto, impegno profuso dagli italiani per lenire le loro sofferenze – ben 450 uomini, su 22mila prigionieri circa, perirono per dissenteria, tubercolosi, deperimento organico e malattie varie.
Viene quindi “da lontano” la cerimonia che dal 1979 si tiene a Chivasso per commemorare e onorare, ogni novembre, al cimitero ed in Municipio – presenti esponenti delle autorità polacche ed italiane e gli abitanti della città – la presenza dei soldati polacchi in Piemonte.
Un’ultima citazione merita il “polonofilo” Attilio Begey (1843-1928), figlio di un ufficiale napoleonico, sostenitore di Giuseppe Mazzini e brillante avvocato torinese, che si spese per questo popolo, con ogni mezzo e modo, e che fu nominato, tra l’altro, Console Onorario Polacco in Italia.
Franco Cortese Notizieinunclick gennaio 2020