L’IMPORTANZA DELL’OTTICA DI GENERE IN MEDICINA

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Dalle pagine di “InGenere” Claudia Bruno analizza un report della Commissione europea che fa il punto sul gap di genere nella salute in Europa. “Nel corso della loro vita, le donne sono più soggette degli uomini a patologie croniche e debilitanti” spiegano le autrici Paula Franklin, Clare Bambra e Viviana Albani, esperte di salute pubblica nel Regno Unito. Le donne si ammalano perché “più colpite da condizioni socioeconomiche e psicosociali sfavorevoli. La tensione tra lavoro e famiglia colpisce in modo particolare la salute fisica e mentale delle donne perché le donne hanno più probabilità di trovarsi nella condizione di crescere i figli da sole, di essere disoccupate o non pienamente occupate a causa di responsabilità di cura e, storicamente, hanno avuto un accesso ridotto all’istruzione”.
Il report conferma che, mentre gli uomini sono più soggetti a morti improvvise e a incidenti sul lavoro, le donne soffrono di uno stato di cattiva salute, di dolori cronici, obesità, malattie correlate ad attività logoranti e a problemi di salute mentale. Risultano quindi essere le principali consumatrici di farmaci e quelle che in misura maggiore si rivolgono a uno specialista. Questo, c’è da dire, a fronte di una classe dirigente medica e di specialisti ancora prevalentemente maschile.
Il legame tra salute e genere si fa quindi particolarmente complesso: le donne vivono vite fortemente medicalizzate, in un contesto dove, a livello sia statistico che d’immaginario, l’esperto è maschio e la persona da guarire è femmina.
È necessario migliorare il modo in cui si fa scienza e si produce conoscenza. Il valore principale del report appena diffuso è quello di articolare il discorso attorno a un nervo che la pandemia ha mostrato particolarmente scoperto: la salute non è un valore isolabile, ma rappresenta il risultato del complicato incrocio tra fattori biologici, culturali, ambientali ed economici.
a cura di Judith Pinnock