“L’Italia non può accettare che la Turchia prenda il nostro posto nel Mediterraneo”

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Senatore Matteo Renzi, partiamo dal quadro internazionale: cosa la preoccupa di più?
Mi preoccupa moltissimo la Turchia. Putin sta giocando con spregiudicatezza e intelligenza una battaglia strategica. Prende il posto degli Usa come Paese chiave dell’area. E del resto gli americani stanno sempre di più abbandonando questa parte del mondo, forse perché non hanno più bisogno come prima del petrolio. I turchi invece mi inquietano. Sono loro ad aver invaso il Kurdistan, ad aver bloccato le navi dell’Eni a Cipro, a coltivare il sogno folle di un ritorno alla leadership ottomana. Erdogan va fermato. E soprattutto l’Italia non può accettare che la Turchia prenda il nostro posto nell’influenzare l’area.

E cosa deve fare di più l’Italia per un ruolo guida?
Non servono i viaggi last minute per scattare due foto. La politica estera richiede tempo, studio, esperienza. L’Italia deve scuotere l’Europa e gli americani dal torpore. Ma per farlo occorre un esercizio quotidiano, a tempo pieno, studiando i dossier. E poi fare accordi per non finire isolati e emarginati. Noi in politica estera lavoravamo fianco a fianco della Casa Bianca di Obama. Obama, non Erdogan.

Passiamo alle questioni di casa nostra. In questa fase, nel governo Conte prevalgono i rinvii. Si può pensare che l’Italia torni a correre con questo esecutivo, come auspica il premier?
L’auspicio è anche il mio. Sblocchiamo i cantieri, diamo risorse alle imprese, anziché costringerle a trasferirsi dalla Sicilia all’Albania per la minaccia della tassa sulle bibite zuccherate, investiamo sulle famiglie e sul ceto medio. Meno discussioni sulle alleanze e più concretezza nell’azione di governo: noi ci siamo.

Zingaretti ha annunciato una “fase nuova” nel Pd. Dove si punta a un’alleanza con M5S.
A me non interessa l’alleanza stabile. A me interessa il Paese stabile. Se Pd e 5 Stelle si vogliono sposare, è un loro diritto farlo. Noi abbiamo fatto questo governo solo per evitare i pieni poteri a Salvini. Siamo pronti a dare una mano, ma non a diventare giustizialisti per far piacere a Di Maio. Non accetterò che al Sud si diano sussidi senza creare i posti di lavoro che lo sblocco dei cantieri – ad esempio – permetterebbe. Sa quante persone chiedono di lavorare in nero per non perdere il reddito di cittadinanza? È una follia.

Dialogherete con un Pd “diverso”?
Noi di Iv dialoghiamo con tutti, a maggior ragione con il Pd che è pieno di tanti amici. Ho molto rispetto per il dibattito che si è aperto dopo l’annuncio delle intenzioni di Zingaretti. Ma da quel che vedo, il Pd punta a fare una cosa molto a sinistra, recuperando magari la Cgil, Bersani e D’Alema: tutto legittimo, ma noi puntiamo a essere radicalmente riformisti. Tutta un’altra storia.

Non ritiene che ripensare il Partito democratico equivalga a decretare oggi il fallimento storico di quel progetto?
Io ho lasciato il Pd quando ho capito che prendeva un’altra strada. Non mi faccia dire altro…

La domanda-chiave resta: se non si cambia ritmo e intensità, si può arrivare con questo governo a fine legislatura?
Questo lo vediamo dopo la verifica. Noi siamo per arrivare a fine legislatura, ma non ci possono chiedere di stare con Toninelli tutta la vita.

I dem si ripensano, M5S vive un’involuzione, Fi è dilaniata dalle divergenze, spuntano nuovi movimenti. Che fase storica sta vivendo la politica?
I partiti della prima Repubblica avevano mille difetti, ma erano case che venivano abitate per sempre. Magari cambiavi corrente, ma restavi nella stessa casa. Oggi tutto è frammentato, incerto, costantemente in evoluzione. L’evaporazione del M5S ne è il simbolo più evidente. Se ci pensa, non accade solo ai partiti. C’è sempre meno “per sempre” e sempre più “per ora” nella società contemporanea: vale per i partiti, per il lavoro, per la città di residenza, persino per le famiglie purtroppo.

Lei ovviamente è convinto che in Emilia-Romagna vincerà Bonaccini. Ma se così non dovesse essere, il giorno dopo si potrà far finta di nulla per il governo?
Bonaccini ha dimezzato la disoccupazione, fatto crescere il Pil, lavorato per la sua Regione. Domenica 26 si vota per una regione, non si fa un sondaggio per il governo. Per questo invito il premier a pensare ai cantieri da sbloccare, non all’Emilia.

Veniamo ai temi: cosa pensa della lettera di 120 donne ai leader di maggioranza sul no definitivo all’utero in affitto, sulla scia della Spagna?
La mia posizione è sempre stata chiara e netta, io ci sto al no.

Prescrizione: perché la mediazione di Conte non convince Iv?
Un processo senza fine non è il trionfo della giustizia, ma la fine della giustizia. I cittadini saranno imputati a vita, in un Paese in cui basta un avviso di garanzia per farti passare come mostro davanti all’opinione pubblica. Io sono garantista, da sempre.

Sulla revoca per Autostrade il governo rischia la crisi?
Resto della mia idea. I 43 morti del ponte di Genova sono dei macigni nel cuore. Ma la giustizia è una cosa seria, non è il bar dello sport. Anche secondo me le responsabilità di Autostrade sono evidenti. E il contratto firmato dal governo Berlusconi nel 2008 è eccessivamente vantaggioso per Autostrade. Tuttavia, quando ci sono contratti firmati servono fatti precisi e atti corretti per revocare la concessione. Altrimenti si finisce cornuti e mazziati, con lo Stato che dovrà pagare la penale ad Autostrade. A me sembra assurdo.

Il leghista Giorgetti rilancia il Mattarellum per la legge elettorale. Si può fare?
Il sistema che continuo a preferire resta il ballottaggio, con la fiducia a una sola Camera. Ma il referendum l’ha bocciato. Saltato quello, è tutto molto complicato. E, in ogni caso, anziché dare potere decisionale ai cittadini si creano le condizioni per accordi a posteriori in Parlamento.

Di Maio e Leu vogliono rimettere l’articolo 18.
Con il Jobs act che ha abolito l’articolo 18 sono aumentati i posti di lavoro, non i licenziamenti. Ma si vada in aula, se è questo ciò che chiede la sinistra: vedremo se ci saranno i voti per ripristinarlo o no. E che in questa fase convulsa di geopolitica il ministro degli Esteri si occupi di art. 18 aiuta a capire la delicatezza della situazione.

Iv nei sondaggi resta inchiodata attorno al 5%. Cosa manca per un balzo dell’area moderato-riformista?
Noi puntiamo sempre alla doppia cifra. Avremo i nostri candidati alle prossime suppletive e poi in Toscana, Puglia e altre regioni. Io dico che saremo più alti dei sondaggi: c’è tanta gente che chiede un polo del buon senso, distinto da queste destra e sinistra. Questo popolo riformista ha un potenziale di almeno il 20% degli italiani, si tratta di costruirlo con pazienza.

Senta, ha da poco fatto il compleanno. Fra un po’ gli altri politici penseranno che anche lei sia “da rottamare”?
Ho 45 anni e l’altro giorno con la mia famiglia ci dicevamo quanta vita piena, bella, intensa fosse presente in quelle 45 candeline. Ma dicevamo con Agnese che la più grande impresa non è stata Palazzo Chigi o Palazzo Vecchio o il record di voti di un partito dai tempi di Fanfani. L’impresa più bella sono i nostri tre figli. Ho ancora tempo davanti per essere rottamato.