Lombardia è no-vax. Anziani abbandonati senza vaccinazioni

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Vaccini è la parola magica di queste settimane; non si sente altro. Ieri sul Corriere il professor Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, parlava con toni sacrosantamente allarmanti del ritardo nella somministrazione dei vaccini antinfluenzali “Sono uno dei tanti cittadini anziani che sta aspettando il vaccino anti-influenzale ma il medico di famiglia mi dice che non è ancora disponibile, eppure ho 92 anni, dovrei vaccinarmi come del resto faccio ogni anno”.

Sarà un caso isolato? Macché: è proprio la Lombardia, regione che in questi mesi ha regalato tutto un altro senso all’espressione “No vax”. A Mantova per dire, una signora 79enne malata di cuore non ha ancora fatto il vaccino, che normalmente fa all’inizio di ottobre. Quest’anno a ottobre non c’era proprio, poi c’è stato ma non è mai stato somministrato. Motivo? Il giorno prima dell’appuntamento, è stato detto alla signora (che è nostra mamma, per dirla come va detta) di non presentarsi all’ambulatorio del medico di famiglia perché le dosi erano “esaurite”. Nemmeno il medico (che pure non è più un giovanotto) ha fatto il vaccino e per fortuna che si è comprato una buona scorta di mascherine, di cui non era stato dotato, per visitare i pazienti. Morale? Telefonare dopo il 23 novembre per prendere l’ennesimo appuntamento, nel frattempo restare in casa e sperare in un fato propizio.

È evidentemente scandaloso che i nostri anziani siano scoperti, proprio nell’anno in cui è importante riuscire a distinguere l’influenza stagionale dal Covid. Senza contare, come ha ricordato il professor Garattini, che “quattro nuovi studi internazionali ci dicono che campioni consistenti di over 60 vaccinati per l’influenza non sviluppano Covid-19 nel 15% dei casi”. La cosa è ancora più vergognosa se si pensa che la Lombardia è la Regione largamente più ricca d’Italia e per decenni ci hanno scassato i cabbasisi con il modello Lombardia. Modello un cavolo: qui il sistema sanitario non è in grado di garantire il vaccino alle categorie più a rischio (a differenza delle vicine Emilia e Veneto, per esempio), esattamente come la primavera scorsa, non si trovava una mascherina nemmeno a pagarla oro.

Certo se siete ricchi e vi viene il Covid potete usufruire del kit a domicilio del San Raffaele, una specie di pacchetto Usca (le unità speciali che sul territorio si dovrebbero occupare dei pazienti Covid) alla modica cifra di 450 euro.

In questi giorni si parla, con grande speranza, di altri vaccini, quelli anti covid. Ogni giorno sentiamo annunci sui progressi di questo o quel vaccino e si leggono perfino date possibili sulle somministrazioni alla popolazione per arrivare alla molto sospirata immunità di gregge, che potrebbe restituirci la libertà di vivere. Qui le nostre speranze si fanno più deboli: pensiamo a una campagna vaccinale come quella antinfluenzale in Lombardia e già ci immaginiamo chiusi in casa per un altro anno. Attilio Fontana, presidente della Regione, è molto preso dalla gestione della pandemia e pure dai fatti suoi, nella fattispecie la brutta storia della fornitura di camici commissionata all’azienda della famiglia della moglie, con relativa inchiesta in cui i pm definiscono “diffuso” il coinvolgimento di Fontana e dove spuntano conti in Svizzera e alle Bahamas (potevano mancare?). E non ha nessuna intenzione di andarsene. A fine luglio, rispondendo alle opposizioni che chiedevano le dimissioni, aveva detto in aula: “Pensate cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state le Regioni ad affrontare l’emergenza sanitaria?” (risposta censurata). E ancora: “Non me ne vado, sono qui per voltare pagina”. Se non se ne va lui, saremo costretti a migrare in altri lidi: noi in attesa dell’immunità di gregge (e possibilmente dei vaccini), lui probabilmente dell’impunità di legge.                                                                                                               di Silvia Truzzi