L’Oms e il rapporto sparito “Serviva a tutto il mondo”

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Sostiene l’Oms Europa che il rapporto sulla gestione italiana della pandemia, pubblicato per 24 ore il 13 maggio, è stato ritirato perché “conteneva inesattezze e incongruenze”. Ma allora è davvero inspiegabile che il testo (An un precedente challenge: Italy’s response to Covid-19) abbia superato le revisioni interne e sia stato stampato e messo online con tanto di prefazione del direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge. Ed è ancora meno comprensibile che Ranieri Guerra, assistente del direttore generale dell’Oms, ex dirigente del ministero della Salute e da marzo inviato dall’Oms a Roma, si concentrasse sul piano pandemico anti-influenzale, indicato come risalente al 2006. L’11 maggio in una email chiedeva al coordinatore dei ricercatori, Francesco Zambon, di specificare “ultimo aggiornamento dicembre 2016”, riferendosi al periodo in cui era a capo della Prevenzione del ministero (2014-2017): “Devi correggere subito”. Ma ancora tre giorni dopo gli scriveva che era “un lavoro pregevole dal punto di vista del contenuto”, per poi spiegargli “le questioni politiche”, cioè le tensioni con l’Italia.

“Ho ricevuto minacce di licenziamento da Guerra l’11 maggio affinché cancellassi la frase sulla mancanza del piano pandemico – ha scritto Zambon in una mail al direttore dell’Oms Europa Kluge –. Prima di leggerla mi ha scritto che il lavoro era fantastico, ordinando 50 copie da distribuire ai ministri e al Cts. Quando l’ha letta prima mi ha intimidito affinché la rimuovessi e poi ha chiamato dicendo che, se non l’avessi rimossa, era già sulla porta della Direzione generale per dire che stavo mettendo l’Oms sotto attacco. L’ha fatto perché quella sera sarebbe andato in onda un documentario di 90 minuti (…), 10 dei quali dedicati a Guerra e al piano pandemico”. Era una puntata di Report. Nell’ultima, lunedì scorso, sono uscite le prima email, pubblicate anche dal Fatto. “Mai, in nove mesi, mi è stato detto che il rapporto conteneva inesattezze e incongruenze”, ha fatto sapere ieri Zambon al Financial Times. Guerra ha più volte detto al Fatto di “non aver minacciato nessuno” e promette di spiegare tutto. In altre email scriveva a Zambon dei 10 milioni versati dall’Italia all’Oms, delle discussioni in corso sulla sede di Venezia in cui il ricercatore lavora e perfino della “mediazione” che lo stesso Guerra stava facendo “con gli americani e in chiave G20”, lui che in passato è stato addetto scientifico all’ambasciata italiana a Washington.

Zambon il 27 maggio scriveva a Kluge: “Caro Hans, ho ricevuto il tuo messaggio ieri e compreso che Guerra sta ‘negoziando’ con le controparti italiane riguardo al rapporto sull’Italia”. Cosa c’era da negoziare? La mail accenna a un “incidente con il ministro (della Salute, Roberto Speranza, ndr) e il presidente dell’Iss (Silvio Brusaferro, ndr)”, ma l’incidente, secondo Zambon, sarebbe stato “creato” proprio da Guerra, delegato ai rapporti con le autorità italiane: “È stato costantemente informato e si supponeva – scriveva il ricercatore a Kluge – che avesse informato il ministro”. Certamente Brusaferro e Speranza non hanno gradito non essere informati. Chissà poi se erano preoccupati come Guerra del piano pandemico linkato e rilinkato fino al 2020 sul sito del ministero ma sempre senza firme, luogo e data di approvazione, con un riferimento al 2006 con il verbo al futuro. Non è nemmeno vero che il rapporto fosse così distruttivo con l’Italia, certo metteva in luce “l’iniziale reazione caotica, improvvisata e creativa degli ospedali” e i problemi della nostra sanità regionale, unica al mondo.

I ricercatori, scriveva Zambon, tenevano alla pubblicazione per “essere sicuri che ciò che è avvenuto in Italia non sia ripetuto nei Paesi che sono indietro nel tempo nella curva epidemica”. L’ha scritto il 28 maggio anche a Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms: si è “impedito che le lezioni chiave apprese dalla risposta italiana al Covid raggiungessero i Paesi che ne avevano bisogno, per salvare vite umane”. Al numero uno segnalava anche “il rischio di danni catastrofici per l’indipendenza e la trasparenza” dell’Oms.

Al piano pandemico, al suo aggiornamento e alla sua applicazione o meno è molto interessato il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, che indaga con l’aggiunto Maria Cristina Rota su presunti errori ed omissioni delle autorità locali e nazionali che potrebbero aver pesato sull’ecatombe della prima ondata nella Bergamasca: “Quel piano lo devo ancora avere – spiega Chiappani –. Non mi basta quello che scrivono i giornali. È in corso un’attività di acquisizione documentale per poter ottenere quell’atto, ma anche quello che l’Oms ha pubblicato e poi fatto sparire dal suo sito nell’arco di 24 ore”.

L’Oms ritiene che le garanzie a protezione delle agenzie Onu dispensino Zambon dall’obbligo di testimoniare. Dai pm si è presentato solo Guerra, il 5 novembre, ma secondo l’Oms “in his personal capacity”, cioè a titolo personale. Tuttavia, già dal 30 ottobre, nelle mail dei dirigenti Oms si parlava delle convocazioni pervenute dai pm e della presunta immunità, che però, secondo Chiappani, “vale per la contestazione di un reato, ma non significa divieto di testimonianza”. Ora il problema dovrebbe risolverlo la Farnesina.                                                                                                                                    di Urbano Croce e Alessandro Mantovani