L’OPERA DI GRATTERI E LA QUESTIONE MORALE

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Troppi fatti, in Calabria, stanno passando in silenzio. Per esempio, il ritorno in giunta regionale di Franco Talarico, coinvolto nell’inchiesta Basso profilo, della Dda di Catanzaro

Che nei suoi confronti ipotizza il reato di corruzione elettorale. Per esempio, l’inchiesta Alibante, in cui risulta indagato il direttore, ormai dimissionario, della tv LaC, che secondo i magistrati della Dda di Catanzaro sarebbe stato il regista di campagne elettorali su cui la ’ndrangheta avrebbe avuto forti interessi.
Talarico è responsabile? Motta lo è?
Per scienza e coscienza, rispetto il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, sicché non sentenzio né mi lancio sul caso di cronaca. Tuttavia, è necessaria una riflessione politica sulle elezioni che si svolgono in Calabria, sul ruolo di Nicola Gratteri e sul comportamento dei protagonisti della vita pubblica regionale. Le elezioni, è indubbio, sono in generale condizionate da rapporti di potere, da accordi per clientele o affari. Prima o poi, in queste dinamiche spesso si inserisce la criminalità organizzata, come gestore oppure complice.

Allora le proposte delle forze politiche e la storia dei singoli candidati contano piuttosto poco. Al di là dei risvolti penali delle inchieste, Gratteri e i suoi lo stanno dimostrando ogni giorno. I processi dipendono dalle prove, e comunque non è detto che determinate azioni costituiscano reato.
Il punto, quindi, è quanto la politica abbia voluto e saputo imporre rigore morale al suo interno: quanto i partiti abbiano tenuto lontani personaggi di dubbia rettitudine, di dubbia autonomia, di dubbia libertà.

La risposta, se leggiamo le carte delle varie operazioni antimafia, è che alla politica importa soprattutto vincere, senza preoccuparsi di due aspetti: come e con chi. Se questo è vero, e purtroppo lo è in larga misura, significa che ognuno di noi, in primo luogo come cittadino, deve trovare il coraggio di svincolarsi dalle logiche dell’utile personale, di ripudiare il voto di scambio in ogni sua forma e sostanza. Dobbiamo sforzarci di capire chi indossa maschere di convenienza e chi lavora per lo sviluppo del territorio; chi sostiene la giustizia e chi, invece, fa soltanto finta.
Per le prossime Regionali serve, dunque, un patto politico ed elettorale che parta dal rinnovamento delle liste, dall’esclusione di candidati implicati od ambigui, da proposte chiare sulla gestione amministrativa, sulle gare d’appalto, sull’ufficio Anticorruzione, sul controllo costante rispetto all’autonomia dei dirigenti, alla loro distanza da logge e cosche.