Luca Palamara rischia l’espulsione dal sindacato delle toghe

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L’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara rischia l’espulsione dal sindacato delle toghe che ha guidato per quattro anni, dal 2008 al 2012.

Il collegio dei probiviri ha proposto l’estromissione dall’Anm dell’ex leader, per violazione del codice etico, a seguito dei fatti scoperti un anno fa dall’inchiesta della Procura di Perugia, che accusa Palamara di corruzione.

Il trojan che trasformò il telefono cellulare del magistrato in una microspia registrò, la notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, l’ormai famosa riunione dell’hotel Champagne di Roma tra l’ex presidente dell’Anm (nonché ex componente del Consiglio superiore della magistratura, tra il 2014 e il 2018), cinque consiglieri in carica del Csm e i deputati Cosimo Ferri (anche lui giudice) e Luca Lotti.

In quell’incontro si discussero le strategie per eleggere il procuratore di Roma, e le trame extra-consiliari per far prevalere uno dei candidati, svelate dalla microspia, divennero il primo capo d’accusa disciplinare per Palamara, i cinque componenti del Csm (Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Corrado Cartoni, che si dimisero dall’incarico nelle settimane successive) e Ferri.

Quasi contestualmente l’Anm denunciò le sette toghe al collegio dei probiviri e adesso, con i tempi rallentati anche per via della crisi da coronavirus, è arrivata la proposta della sanzione più grave per Palamara e gli altri colleghi coinvolti. Iniziativa clamorosa e del tutto inedita per un ex presidente, che sabato prossimo sarà discussa dal Comitato direttivo centrale dell’Associazione.

Per evitare il verdetto, alcuni degli altri magistrati incolpati (anch’essi sotto azione disciplinare) si sono già dimessi dall’Anm. Il primo è stato, tempo fa, Lepre, poi se n’è andato Spina, nei giorni scorsi Morlini e da ultimo avrebbe manifestato questa intenzione pure Cartoni.

Palamara, invece, non ha annunciato finora alcun passo indietro. E neppure Ferri, che è in aspettativa e nella sua carriera parlamentare è transitato (dopo un’esperienza da sottosegretario in quota Forza Italia, e poi da «tecnico» senza partito) dal Partito democratico a Italia viva al seguito di Matteo Renzi.

Secondo la procedura, il collegio dei probiviri avrebbe dovuto ascoltare i colleghi messi sotto accusa, ma dopo un primo rinvio delle audizioni sono state acquisite le memorie difensive.

Ora gli interessati potranno presenziare alla riunione del Comitato direttivo, e chiedere si svolga a porte chiuse. La sanzione dovrà essere ratificata dalla maggioranza dei due terzi.

In attesa degli esiti dell’indagine penale e dell’azione disciplinare avviata un anno fa dalla Procura generale della Cassazione, il Csm ha sospeso Palamara in via cautelare dalle funzioni (pubblico ministero a Roma) e dallo stipendio, con una decisione confermata dalla Corte di cassazione.

La prima accusa disciplinare nei suoi confronti è di «aver tenuto, in violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio, un comportamento gravemente scorretto» nei confronti dei colleghi che aspiravano alla carica di procuratore di Roma, per aver cercato di influire sull’assegnazione di quel posto fuori dall’organo di autogoverno con due deputati (uno dei quali, Lotti, imputato proprio a Roma).

Questo capo d’incolpazione, insieme ai tentativo di gettare discredito sul procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, è alla base anche della proposta di espulsione dall’Anm, poiché confligge con il codice etico.

Tra gli «obblighi di correttezza» imposti al magistrato ci sono infatti il divieto di servirsi del «ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri», e l’astensione «da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi».                                                                     (Giovanni Bianconi – corriere.it)