Ma quando ha paura o si sente respinto, reagisce male, si arrabbia, va in crisi, rompe tutto quello che gli capita a tiro. I medici dicono che ha un disturbo del comportamento. Samu ha avuto un’infanzia difficile, ha subito delle violenze che lo hanno segnato. Non si fida degli altri. Se si sente minacciato, reagisce e diventa aggressivo. Per studiare ha bisogno di una maestra di sostegno. Samu frequenta una scuola di Grumo, in provincia di Bari. Arriva in classe. Ha paura. Le insegnanti lo accolgono a braccia aperte. Lui non vuole entrare. Loro non mollano, gli stanno vicino, con pazienza e amore. Samu si apre, si fida. La mattina non vede l’ora di alzarsi e andare a studiare con i compagni. È il 2019. Ha 9 anni. La mamma è costretta a trasferirsi per lavoro. Samu saluta maestre, amici e torna nel paese in cui è nato, Paternò, in provincia di Catania. La mamma lo iscrive in una scuola elementare. Niente da fare, non hanno la maestra di sostegno, non lo prendono. Prova con tutte le scuole del paese. Le sbattono le porte sulla faccia. Niente insegnante di sostegno, niente scuola per il figlio. Samu non capisce, i suoi fratellini vanno a scuola, lui resta a casa. Mamma perché io non posso? Perché non mi vogliono? La donna gli dice che andrà tutto bene, deve solo avere un po’ di pazienza. La donna si rivolge al provveditorato. Nessuna risposta. Il Sindaco di Paternò la supporta, ma ha le mani legate. Passa un mese e mezzo. Samu è ancora a casa. Gioca al computer, esce con la mamma, guarda i fratellini mentre fanno i compiti. Mamma voglio farli anch’io. Lei è disperata. In comune le hanno detto che rischia di perdere l’anno. La donna si rivolge a un avvocato. Adesso basta. Samuele vuole andare a scuola, Samuele deve andare a scuola. È un suo diritto. Ci tornerà. È una promessa.
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