Lui è Sergio Sylvestre, ha 30 anni, una voce pazzesca, un grande amore per l’Italia

0
73

Nel 2012 è arrivato da turista per una vacanza al Sud, e da allora non se n’è più andato, costruendo qui una importante carriera da solista che, in breve, gli ha fatto conquistare la vittoria ad Amici, il sesto posto a Sanremo e un disco d’oro, oltre a diversi premi e riconoscimenti.

Eppure ieri sera, prima della finale di Coppa Italia, all’Olimpico, è bastato che, per un paio di secondi, dimenticasse le parole dell’Inno d’Italia, e un pugno chiuso, per scatenare una violentissima gogna social nei suoi confronti, tra razzismo e bodyshaming puro.

“Vergogna”. “Questo le parole non le ha trovate perché se l’è mangiate.” “Quel pugno chiuso te lo devi infilare nel c…” “Pagatelo con un pugno di monetine”. “Sei un insulto agli italiani.” “Mandiamolo a raccogliere pomodori a questo qui”, e via, sempre più in basso, verso un abisso di odio e ignoranza.

E invece questo ragazzo qui ieri ha onorato l’Italia infinitamente di più delle centinaia di leoni da tastiera incapaci di emettere un suono che non siano rutti e peti. Lo ha fatto con estremo rispetto per il Paese che lo ha abbracciato e gli ha dato fama e successo, sbagliando per l’emozione e riprendendosi l’istante dopo, arrivando fino alla fine, perché è così che fanno gli artisti. E Sergio Sylvestre un grande artista lo è davvero.

Non ti curare di loro, Sergio, l’Italia è molto migliore di questa.

Lorenzo Tosa