LUIGI DI MAIO: LA MIA FIDUCIA NEL SUO LAVORO

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Un giovane di 33 anni che sta sacrificando i migliori anni della sua vita in un’attività lavorativa per il bene del Paese che impegna mente, anima e corpo 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno.

Questo è Luigi Di Maio.

Chi come me ha avuto il piacere di vederlo “in azione” in un momento ad “alta intensità “ si rende conto di trovarsi di fronte ad una persona dotata di grandissime capacità operative.

Sembra scontato, ma non lo è affatto.

Il Movimento 5 Stelle in questi mesi di Governo ha anteposto SEMPRE l’interesse del Paese a quello “di partito”.

Lo testimoniano i tanti provvedimenti emanati a firma 5 Stelle.

Salvini ha invece anteposto l’interesse del suo partito a quello dell’Italia.

Come direbbe Pietro Nenni:
“c’è chi fa politica e chi ne approfitta” .

Se Di Maio avesse fatto pesare di più i suoi interessi rispetto a quelli del Paese, oggi starebbe a fare il Premier in accordo con Salvini il traditore.

Di Maio no.
Vi ha rinunciato portando avanti Conte.

Se Di Maio ritiene che con l’accordo di Governo con il PD si possano risollevare le sorti del nostro Paese portato sull’orlo del precipizio da Salvini e Berlusconi, io mi fido.

E mi fido anche di Conte.

Il Presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte se avesse scelto di non continuare a fare politica dopo il discorso in Senato poteva uscirsene dalle scene coperto di gloria e alloro.

Lo avremmo rimpianto per anni.

Ora, invece, si rimette in gioco, mettendo a rischio la sua ottima reputazione, ormai riconosciuta a livello internazionale.

Il rischio di andare a sbattere è altissimo.

Lui lo sa, ma è pronto a sacrificare la sua credibilità nell’interesse del Paese.

Come si può vedere, il Movimento 5 Stelle riceve critiche continue a prescindere da ciò che fa.

Soprattutto quando fa bene.

Noi continueremo a fare bene.
Ciò che penserà chi ci criticherà, non è affar nostro.

Daremo conto del nostro operato al Tribunale della Storia ed a quello delle nostre coscienze.

Sono sicuro: non ci saranno condanne.

Giovanni Russo