L’unità del Movimento

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La forza del Movimento è sempre stata la sua unità. Il rifiuto delle correnti e il mettere prima le cose da fare. Per anni la stampa si è inventata guerre intestine. La novità di oggi è un battibecco tra due pezzi grossi avvenuto sotto gli occhi di tutti. Apriti cielo. Festa grande per i retroscemisti che da mesi non avevano balle da sparare. Anche perché il Movimento ha affrontato l’emergenza con grande senso di responsabilità e compattezza evitando ogni polemica. Ora si ricomincia. I retroscemisti lavorano per conto di chi vorrebbe spaccare il Movimento e tornare alla “normalità”. All’orizzonte si profila un’abbuffata tra le più abbondanti del dopoguerra. Lo scoppio della pandemia ha fatto saltare un po’ tutto, anche l’agenda del Movimento. Eravamo rimasti alle dimissioni Di Maio e alla convocazione degli Stati Generali per decidere il nuovo assetto ed accendere nuove stelle. Ma lo scenario è mutato bruscamente causa virus. Il destino ha voluto che questo Movimento si ritrovi al suo secondo governo in due anni e soprattutto in prima linea a fronteggiare la crisi del secolo. Un enorme responsabilità, un enorme potere, ma anche un’occasione storica per indirizzare il futuro del paese coi propri valori e le proprie idee. Una sfida gravosa ma esaltante, salvare il paese e rilanciarlo nella giusta direzione. Una sfida che solo unito può vincere. Governando ci si sporca le mani, governando con altri ancora di più, ma il bilancio nei palazzi del Movimento è positivo. La lista delle promesse mantenute è lunga ed importante. Certo, ci sono state anche sconfitte ed errori, ma mai in malafede, mai tradendo volutamente i cittadini. Ma nella politica italiana l’onestà intellettuale è un lusso sfrenato. Come dimostra l’isterismo dei retroscemisti di queste ore. Il vecchio regime è ancora tutto lì e non aspetta altro che il Movimento vada in pezzi per tornare a godersela. Non hanno imparato nulla, non hanno cambiato in nulla. Vecchi partiti, lobby, stampa. Una sciagura per il paese, una fortuna per il Movimento. Questo perché le ragioni politiche e morali per cui è nato sono ancora tutte vive e vegete. Grazie all’arrogante immobilismo del vecchiume nostrano, il Movimento ha ancora tantissimo da dare politicamente. Meriti suoi e demeriti altrui. Del resto per cambiare l’Italia non bastano un paio d’anni e tantomeno se ambisci ad una sterzata culturale dopo decenni di marciume. Ci vuole tempo, ci vuole costanza e quegli aggiustamenti in corsa che appena possibile il Movimento dovrà realizzare. Senza litigi, senza strappi. Il nemico è altrove ed è agguerrito più che mai. Traditori. Retroscemisti. Retromarcisti. Il Movimento è stato ferito ma nessuno lo ha ancora fermato. E se si tornasse al voto, i cittadini si troverebbero davanti lo stesso menù del 4 marzo e in molti potrebbero optare per il bis. Certo, il 4 marzo è stata una tempesta perfetta che potrebbe non verificarsi più. Ma se rimane unito, la fine del Movimento è ancora lontana.                                              (Tommaso Merlo)