Ma esiste davvero questa pandemia?

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Mentre il governo sfrutta al meglio il virus per mantenersi vivo a scapito nostro, conviene fare un analisi disincata dell’epidemia. Occorre scegliere dei dati e come riferimento possiamo partire dai 232mila decessi di media negli ultimi quattro anni tra gennaio e aprile, chiedendoci se e di quanto quest’anno li si sia superati.In Italia i decessi annuali variano tra 630 e 650mila e nel periodo invernale hanno una oscillazione che può essere anche di 20 o 25 mila in più o in meno. La questione è se quest’anno siano veramente molti di più come tutti immaginano sentendo parlare di 26 mila decessi da Coronavirus e poi anche di altri decessi non rilevati.

In Francia questo confronto che nol proponiamo è stato presentato dal prof. Didier Raoult dell’Istituto di malattie infettive di Marsiglia (l’epidemiologo con un indice Hirsch massimo al mondo di 175, in base al numero di citazioni di pubblicazioni scientifiche). Raoult sostiene anche lui la tesi che, dal punto di vista della mortalità cumulativa a livello nazionale, quest’anno non c’è una situazione eccezionale, perché in Francia nel periodo invernale, quindi dicembre-marzo, il totale dei decessi di questa stagione “con Coronavirus” era 216mila contro 218mila, 224mila e 223mila negli anni precedenti.

In Italia si devono fare estrapolazioni per ottenere una stima del totale nazionale dei decessi per l’anno 2020 perché l’Istat, a differenza del servizio statistico di altri paesi come ad es. la Francia, non fornisce il dato nazionale se non dopo oltre quattro mesi. Finora nessuno lo ha fatto e si citano invece sempre delle percentuali di aumento della mortalità del 70 o 80%, che l’Istat ricava però solo da un campione di città del Nord tra marzo e inizio aprile. Questo campione Istat ora è stato allargato ad un numero maggiore di Comuni che rappresentano il 32% dei Comuni, ma scelti con il criterio della mortalità superiore alla norma del 20%.

La questione che poniamo è quanti siano i decessi quest’anno rispetto agli altri anni perché quando si sente dire che “oggi sono morte 500 persone per Coronavirus” quasi si presuppone che in un anno normale sarebbero invece morte 500 persone in meno. I dati ufficiali per i morti associati al Covid-19 vengono pubblicati tutti i giorni e la sorte dell’Italia dipende da questi numeri che appaiono ogni sera al TG.

Dato che sentiamo parlare di 26 mila decessi “da Coronavirus” e molti articoli parlano di molti altri decessi per Coronavirus non rilevati, l’impressione che l’opinione pubblica riceve è che quest’anno la mortalità sia molto in eccesso rispetto agli altri anni, quindi di almeno 26 mila morti in più o forse anche 40 mila morti in più (se fosse vero che molti non sono rilevati).

Come però anche Marina Davoli e Paola Michelozzi (che criticano un nostro precedente contributo) sono costrette a riconoscere https://www.ilsole24ore.com/art/ecco-come-e-cresciuta-mortalita-italia-i-dati-19-citta-ADGFwML “il decremento invernale, prima dell’epidemia, e l’incremento dei mesi di marzo e aprile, in qualche misura si sono compensati”, per cui il saldo da inizio anno a livello nazionale dovrebbe essere inferiore a quello dei 25 mila morti attribuiti al Covid.

Occorre tenere presente che la mortalità nella stagione invernale oscilla tra 8 e 26 mila decessi da un anno all’altro, come documentato ad esempio nello studio di W. Ricciardi ed altri (“Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14–2016/17 seasons)”, dicembre 2019) https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1201971219303285. Nei mesi invernali si verificano oscillazioni di 20 mila decessi da un anno altro anche in un singolo mese, dovuti quasi tutti a polmoniti e la media dei morti da polmonite è di 18mila l’anno.

Da una parte allora ci sono notizie per le quali la mortalità da coronavirus sarebbe più alta perché alcuni morti da Covid avvenuti in casa non vengono rilevati, dall’altra va anche rilevato che la mortalità stagionale quest’anno in Italia (e in tutto l’Occidente in realtà) era molto più bassa della norma. Inoltre ci sono discussioni sull’attribuzione dei morti al Coronavirus in ospedale quando i pazienti hanno già diverse patologie concomitanti.

Come capire allora quale sia la situazione reale emergenza? Se i decessi in Italia da inizio anno ad oggi sono intorno a 232 mila, come sarebbe la media degli ultimi quattro anni, allora l’effetto di compensazione citato coi mesi precedenti e l’attribuzione al Covid-19 di morti per altre cause ridimensionano l’entità dell’emergenza. I dati dell’articolo sopra citato di Davoli e Michelozzi su un campione di 10 città del Nord indicano 2,624 morti “in eccesso” da inizio anno al 7 aprile. Poiché fino a marzo la mortalità era più bassa della norma in tutta Italia, come loro correttamente rilevano e poiché nel Centro Sud anche in marzo-aprile è variata meno del 10%, si può allora escludere dalla stima della variazione a livello nazionale dei morti eccessivi il Centro Sud e concentrarsi sul Nord. Quindi dovrebbe essere sufficiente estrapolare dalle 10 città maggiori del Nord campionate in cui ci sono 2,264 morti “eccessivi” da inizio anno il totale del Norditalia.

Se si fanno assunzioni in base alla % di popolazione del Nord campionata e quella restante e alla mortalità relativa delle varie province su base storica, si può stimare il totale del Nord pari a 6 volte la cifra indicata dalle due ricercatrici di 2,264 e quindi intorno a 13 mila morti “in eccesso” da inizio anno. Andrebbe stimato cosa succeda nei restanti 23 giorni di aprile se si usano i dati delle due autrici che si fermano al 7 aprile, ma dato il calo dei ricoveri in terapia intensiva, ora sui 2,100 in tutta Italia, può essere che l’effetto di mortalità “eccessiva” (rispetto alla media storica) sia ormai minimo. Quindi ci sarebbe una stima di circa 13 o forse 14 mila morti in eccesso a livello nazionale da gennaio ad aprile, rispetto ad un dato medio degli ultimi quattro anni di 232 mila morti, cioè un +7% circa in Italia quest’anno. Se poi nel resto dell’anno non si verifica un’ altra ondata di polmoniti di questo genere, rispetto alla media dei 640-650 mila decessi annuali l’incremento sarebbe inferiore al 3%.

In sintesi, sulla base dei dati riportati dalle due autrici, si ha un effetto stimabile intorno a 13-14 mila morti “in eccesso” che è un incremento del 7% circa su base stagionale (4 mesi) e di meno del 3% su base annuale in Italia.

L’effetto di compensazione tra i primi mesi a bassa mortalità e poi il picco di marzo e l’effetto dell’attribuzione al Covid di decessi con altre patologie concomitanti possono spiegare questo impatto limitato sulla mortalità complessiva in Italia. Ovviamente si può obiettare che è stato il lockdown “stile Wuhan” adottato in Italia dall’11 marzo a ridurre la mortalità e senza questo i morti avrebbero potuto essere decine di migliaia in più.

Va allora ricordato innanzitutto che in media i decessi avvengono dopo circa 20 giorni dal contagio, per cui è solo da circa l’1 o 2 aprile che (in media) si può dire che il lockdown ha avuto effetto sulla mortalità. Dal momento che i dati di cui si parla arrivano al 7 aprile sono circa 5 i giorni in cui si è sentito l’effetto.

Si può inoltre argomentare che dal 1 aprile in poi però ci sarebbero stati più morti se non fossimo stati tutti chiusi in casa dall’11 marzo. Questa diventa ovviamente una discussione più complessa perché riguarda le previsioni dei modelli epidemiologici. Le quali però finora sono state smentite in modo anche clamoroso, ad esempio per gli USA il Dott. Fauci e lo stesso Trump fino al 1 aprile parlavano di 240mila decessi in base al modello e per ora siamo a 52mila decessi e si parla di riaprire il paese entro due settimane con alcuni Stati che hanno già cominciato.

Il modello epidemiologico dell’Imperial College di Londra aveva ad esempio previsto a inizio marzo una mortalità di 2,4 milioni per gli USA senza lockdown che sembra ora ridicola se si considera poi che molti Stati USA hanno adottato un modello di chiusura “soft” che non impedisce ad esempio di uscire di casa e anche di manifestare contro il lockdown. Una verifica si potrebbe fare usando l’esempio del paese criticato (ben inteso per noi ha fatto benissimo) perché non ha chiuso nemmeno le scuole, la Svezia. Questo modello molto noto indicava per la Svezia una curva dei decessi che saliva fino a giugno mentre invece ha raggiunto il massimo e declina (se siprende ad es una media a sette giorni) da inizio aprile come in Italia. Il modello come si vede dal grafico indica una mortalità giornaliera oltre 10 volte di quella che si è verificata sinora. Ricordiamo che in Svezia la mortalità complessiva sinora è di 217 per milione di abitanti, in Italia di 430.

Questa è una discussione molto ampia, ma un accenno a quanto si siano finora rivelati errati i modelli epidemiologici va fatto, basta pensare che in Asia ci sono circa 300 milioni di persone tra Giappone, Taiwan, Corea, Singapore, Hong Kong, Malesia ecc. in cui non si è imposto di non uscire di casa e di non lavorare e la mortalità è stata di alcune migliaia di persone ed è praticamente cessata già da un mese.

Dato allora che in Italia stiamo autoinfliggendo ai cittadini, alla società e all’economia un danno paragonabile a quello di una guerra, bisogna, a nostro avviso, tenere presente che la mortalità che lo dovrebbe giustificare non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di una guerra. L’emergenza economica farà molti più danni di quella epidemiologica. Dallo Stato terapeutico passeremo alla civiltà della carestia. Distruggere 200 o 300 miliardi di reddito annuale farà soffrire milioni di italia                   di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi