Ma quando si vota?

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Tenere tutte le elezioni rinviate finora (regionali, comunali e referendum) domenica 13 settembre e anche lunedì 14, o al più tardi 7 giorni dopo, 20 e 21. Date indicate come preferibili dal Consiglio dei ministri in serata perché farebbe ancora caldo e i rischi di una risalita del contagio sarebbero minori diluendo gli elettori anche nel lunedì mattina. Il governo ci punta ma solo a patto che ci sia l’accordo di tutti e propone anche di ridurre del 50% la quantità di firme necessarie per presentare le liste. Argomento cui è sensibile Italia Viva.

Tutto il pacchetto comunque sarà esaminato con l’opposizione poiché il governo ha ribadito di non puntare a strappi su una materia che vuole condividere con tutti i partiti.

Ieri mattina, comunque, l’orientamento del governo non ha fatto a tempo ad essere formulato che la polemica è esplosa. I dubbi di alcuni presidenti di Regione, dell’opposizione e di un pezzo di maggioranza su una campagna elettorale agostana per regionali, comunali e referendum costituzionale, aprono un nuovo confronto. Di «scelta condivisa» parla il premier Giuseppe Conte. Ma la data torna a ballare e la discussione arriva sul tavolo dei capi delegazione.

È il sottosegretario Achille Variati a svelare l’orientamento del governo, nella discussione in commissione alla Camera sul decreto in materia elettorale che è in fase di conversione ed è atteso in Aula la prossima settimana. La relatrice M5S Anna Bilotti presenta un emendamento per permettere di svolgere il voto anche prima del 15 settembre, prima data prevista dal decreto. E Variati spiega che secondo il parere del Comitato tecnico scientifico è meglio convocare gli italiani alle urne prima che le temperature inizino ad abbassarsi e cresca il rischio di contagio da Coronavirus.

LA SORTITA

Il 13 settembre è la data proposta per far svolgere le regionali in Campania, Veneto, Puglia, Liguria, Marche, Valle D’Aosta, ma anche le comunali, il referendum per il taglio dei parlamentari e le elezioni suppletive per Camera e Senato. Ma in serata emerge che in alternativa al Viminale si ragiona del 20 o del 27 settembre, date che però cadrebbero in corrispondenza con festività ebraiche.

L’obiettivo del governo è mettere d’accordo maggioranza e opposizione, ma anche ridurre al massimo i rischi di contagio: di qui l’election day, che poco piace ad alcuni partiti. A destra si preferirebbe fine luglio. Non è facile poi convincere governatori come Giovanni Toti, che per primo con Luca Zaia aveva proposto il voto a luglio: «O si vota il 26 luglio come sarebbe preferibile o nelle prime due settimane di settembre: dopo ricominceranno le scuole», ribadisce il governatore ligure.

Se i presidenti volessero forzare la mano e anticipare il voto prima di agosto, spiega una fonte di maggioranza, potrebbero anche dimettersi in massa, ma «per fortuna» l’ipotesi non sembra sul tavolo.

L’election day al ritorno dalle vacanze non piace però a +Europa e ai Verdi, che con Benedetto Della Vedova e Angelo Bonelli, arrivano a parlare di «grave forzatura» e attacco alla democrazia, per le difficoltà che ci sarebbero nel raccogliere le firme per le candidature ad agosto. «Conte con chi ha condiviso la scelta?», domanda polemico da Fi Francesco Paolo Sisto. Mentre da Italia Viva Marco Di Maio non solo solleva perplessità per l’accorpamento delle regionali al referendum ma solleva anche il problema di una campagna elettorale agostana.

Durissima la capogruppo dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «La maggioranza continua a nascondere i propri interessi di bottega dietro l’emergenza Covid, ma l’election day a settembre è un’autentica follia: significherebbe raccogliere le firme e organizzare la campagna elettorale in piena estate, un’estate già drammatica per il nostro turismo, al quale evidentemente il governo intende dare la mazzata finale. Si ucciderebbero insieme stagione turistica e partecipazione democratica.

Dietro a questa improvvisa e inaudita accelerazione si cela la paura inconfessata non della ripresa del virus in autunno, ma degli effetti negativi sul voto dei fallimentari provvedimenti adottati dal governo per affrontare la crisi economica, che proprio in quei mesi rischierà di trasformarsi in emergenza sociale. Basta prendere in giro gli italiani».

Perplessità vengono espresse anche dai rappresentanti del Comitato per il No al referendum sul taglio dei parlamentari. «Apprendiamo che con un emendamento il governo vuole fissare un Election Day – si legge in una nota del Comitato – Nonostante la volontà dichiarata nel mese di marzo da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di volere incontrare i promotori del referendum, fino ad oggi non siamo mai stati convocati».                                                                                                                (Diodato Pirone – il Messaggero)