Mafia: Cgil su arresti per truffa in agricoltura

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B ene l’azione repressiva ma si eliminino ora le distorsione che hanno favorito la mafia e si punti allo sviluppo e sull’occupazione dei giovani. Società civile si mobiliti.

Palermo . “L’indagine della direzione distrettuale antimafia di Messina e i conseguenti arresti portano alla luce una truffa colossale che è frutto anche delle distorsioni del sistema, che di fatto finora non ha garantito che le risorse europee producessero sviluppo, ma solo arricchimenti illeciti”. Lo scrivono in una nota congiunta il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e il segretario nazionale Cgil, Giuseppe Massafra, a proposito degli arresti da parte dei Ros dei carabinieri e della Guardia di Finanza di 94 tra esponenti della mafia dei Nebrodi e colletti bianchi, che hanno drenato illecitamente dal 2013 ad oggi oltre 10 milioni di euro di risorse pubbliche destinate all’agricoltura. “Un’operazione importante e meritoria – osservano Mannino e Massafra- ma che non basta a eliminare un sistema criminoso ampio come dimostrato, e che gode di appoggi e accondiscenze”. I due esponenti della Cgil rilevano “il contributo dato nel risultato di oggi dal protocollo voluto dall’ex presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci , che se esteso aiuterebbe ulteriormente nel contrasto alle attività criminose dei clan”. Tra le distorsioni da eliminare – sottolineano i due esponenti della Cgil- , quella che consente l’assegnazione delle risorse sulla base del possesso della terra, piuttosto che di progetti . Lo Stato, inoltre- aggiungono- si deve reimposserare del suo territorio, censendo tutti i terreni demaniali e, attuando il progetto di “Banca della terra”, con l’affidamento a fini produttivi a cooperative e aziende fatte da giovani”. Mannino e Massafra dicono che “all’immobilismo di un sistema che, come dimostrato non produce sviluppo ma favorisce la mafia, che abilmente si insinua nei meandri di procedure che hanno falle per fare razzia di risorse pubbliche nell’assenza di controlli adeguati, occorre sostituire un sistema pubblico dinamico che indirizza le risorse verso la creazione di attività produttive e di lavoro. Bene dunque l’azione repressiva- osservano Mannino e Massafra – ma non sufficiente. Per liberare realmente il territorio ed eliminare il silenzio, l’accondiscendenza e la paura di chi subisce questo sistema, rilevati dalla magistratura stessa nel corso dell’indagine, serve un segnale forte da parte delle istituzioni pubbliche in termini progettuali e di rilancio dell’occupazione”. Dalla Cgil viene un appello alla società civile a mobilitarsi per ottenere dalle istituzioni le misure necessarie “a estromettere definitivamente la mafia dal sistema economico e sociale siciliano, incentivando anche la fiducia delle popolazioni che subiscono la vessazione di una mafia che non lascia al territorio nulla, ma depreda anzi le risorse che potrebbero produrre sviluppo e lavoro”.