Manovra, l’intervento al Senato di Matteo Renzi

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Signor Presidente, signor Ministro della sanità, onorevoli colleghi, Italia Viva voterà la fiducia ed esprime soddisfazione per il fatto che l’IVA non aumenterà, rischio molto forte nel mese di agosto ed evitato dal lavoro di tutte e di tutti. Una premessa, però, occorre a questa discussione.

Parliamo spesso di onestà, onesta, onestà. Ebbene, c’è una onestà intellettuale che dobbiamo a quest’Aula. Questa maggioranza, nel rivendicare con forza il positivo risultato raggiunto, deve anche scusarsi con le opposizioni, perché, per il secondo anno consecutivo, un ramo del Parlamento non potrà discutere approfonditamente della legge di bilancio. Noi abbiamo contestato questo quando eravamo all’opposizione, facendo anche un ricorso in Corte costituzionale.

Oggi che siamo in maggioranza abbiamo il dovere di scusarci con l’opposizione e con il Presidente della Repubblica, che ci aveva richiamato ha un metodo diverso. Senza onestà intellettuale non c’è la possibilità di andare ad analizzare il risultato di questa legge di bilancio, che per noi, signor Presidente del Senato, vede un bicchiere più che mezzo pieno. L’IVA non aumenta. Aumentano i denari per la sanità: ma non da adesso, senatore Errani, bensì dal 2013.

Aumentano i denari per il lavoro e siamo contenti che l’aumento di 20-30 euro al mese per ogni lavoratore sia oggi salutato come una vittoria; lo è anche per noi, almeno come lo era l’aumento di 80 euro che invece qualcuno considerava una mancia. Aumentano i denari per la famiglia, grazie al lavoro del ministro Elena Bonetti, e per l’agricoltura, grazie al lavoro del ministro Teresa Bellanova. Abbiamo sottolineato con il Gruppo di Italia Viva, con i colleghi Comincini, Consatti e Parente, il lavoro straordinario fatto in questi mesi.

Tuttavia, c’è un problema. Il problema è che questo Paese, che doveva abolire la povertà, lo scorso anno ha abolito la crescita, in particolar modo per tre errori, che per noi sono stati clamorosi, compiuti dal Governo precedente: quota 100, la strategia dei condoni fiscali e la misura (che noi non condividiamo, ma che abbiamo rispettato in ragione dell’impegno di maggioranza), del reddito di cittadinanza. Il punto fondamentale è che non è stato un anno bellissimo. Non lo è stato per l’Italia, in un quadro nel quale intorno a noi tutto sta cambiando con una certa velocità.

I ruggenti anni Venti di questo secolo vedranno Stati Uniti e Cina discutere, litigare e combattere. L’Inghilterra o, meglio, il Regno Unito di Boris Johnson affronterà la Brexit con uno straordinario investimento in incentivi fiscali, preoccupante per un’Unione europea che è capace di avere regole comuni per il bilancio ma non per il fisco. Lussemburgo e Irlanda continuano a farci concorrenza sleale. Il mondo va verso Est e tutti sottolineano l’importanza dell’intelligenza artificiale, non rendendosi conto della straordinaria difficoltà e fragilità che hanno, ad esempio, gli amici cinesi sul tema energetico e gli amici indiani sul tema idrico. In questo scenario, in cui la NATO sembra soccombere dal punto di vista geopolitico (tanto che il presidente Macron parla di “morte cerebrale”), qual è il ruolo che vuole avere l’Italia? Solo quello di rincorrere e fare da spettatrice? Qual è il nostro ruolo sull’aerospazio, sulla robotica e sulle scienze della vita, in un momento nel quale fortunatamente si vive più a lungo, ma non è detto che si viva meglio? Su tutti questi temi, a nostro avviso occorre una scelta di campo, quella della verità contro la demagogia.

È per questo che sul tema della plastic tax e della sugar tax, nel rispettare il compromesso, cui faceva riferimento il senatore Errani, pensiamo che nei prossimi mesi il Parlamento dovrà intervenire. Il senatore Errani ha detto che abbiamo recuperato 28 miliardi di euro di tasse e dunque cosa volete che siano 200 milioni di euro (Commenti della senatrice De Petris). Ma allora, “fatto 30, facciamo 31”, perché quello della plastic tax non è un tema che aiuterà i nostri amati pesci a vivere nell’oceano in modo più semplice e garbato, ma porterà i nostri lavoratori dell’Emilia-Romagna a vivere con maggiori difficoltà.

È un po’ quello che è accaduto nel 2011, quando si decise di fare la guerra al distretto della cantieristica navale pensando di colpire i ricchi e si andarono a colpire gli operai che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese. Lo stesso discorso vale per la sugar tax. Pensiamo che sia giusto un grande investimento in educazione ambientale, ma non è la cultura del semaforo – che vogliono i Paesi anglosassoni – quella che serve, perché si rischia paradossalmente di colpire le aziende italiane (anche quelle che usano nocciole turche, che sempre italiane sono).

Il punto fondamentale, amici e colleghi, è che dobbiamo riflettere su quale Italia vogliamo per i prossimi dieci anni e non stare a discutere di misure semplicistiche e demagogiche. Per questo, fare dell’Italia la Silicon valley dell’economia circolare è possibile, non facendo cassa con le tasse, ma investendo sulla trasformazione tecnologica e sull’innovazione ambientale. Bisogna dire la verità, sempre. Signor Presidente del Senato, diceva Mark Twain: «Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe»; lo abbiamo visto sulla vicenda bancaria. Ieri il Governo ha dato il via libera a un decreto importante per salvare la Banca popolare di Bari, facendo finalmente verità, raccontando cioè che chi salva i risparmiatori e i lavoratori non è un amico dei banchieri ma è una persona che si preoccupa del futuro delle imprese e del territorio.

Lo abbiamo detto da tempo, anche quando non si mettevano soldi pubblici nelle banche, cosa che invece oggi si facendo. Se si è potuto fare quell’intervento è perché la riforma delle banche popolari, che due grandi personaggi di questo Paese, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi, avevano chiesto al Parlamento invano nel 1998, è stata finalmente realizzata. Arriverà il giorno in cui, mentre la verità si allaccia le scarpe, le bugie smetteranno di circolare, contro la serietà di chi ha scelto la responsabilità e non l’ipocrisia. Abbiamo scelto di dare vita a questo Governo e pensiamo che esso abbia bisogno di stabilità. La stabilità ha un numero in questa legge di bilancio, il 59, come i miliardi di euro che dovremo investire per recuperare il costo degli interessi. Si tratta di una cifra enorme: il debito pubblico italiano ci costerà 59 miliardi di euro, ma nel 2013 i miliardi di euro erano 77, segno che, con il lavoro di riforma che può fare questo Parlamento, con la stabilità e grazie al quantitative easing, possiamo ridurlo e arrivare fino a quota 50, che è meno evocativa di quota 100, ma che è più importante per il nostro Paese.

La stabilità, signori del Governo, non può però essere immobilismo. C’è un problema di crescita nel Paese e Italia Viva proporrà, dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna, un Piano Shock per sbloccare 120 miliardi di euro sui cantieri. Se non sblocchiamo i cantieri, non saremo in grado di far ripartire l’economia di questo Paese.

E siccome lo dite tutti, sarà il caso in cui finalmente vedremo. Trovo un certo entusiasmo dei colleghi della Lega, che evidentemente nei giorni pari sono europeisti e in quelli dispari sono di lotta antieuropea. Voglio dire ai colleghi della Lega che credo alle parole dei loro capi, forse più di loro, e che evidentemente, se è passata la sbornia antieuropeista che tre giorni fa ha portato a cercare di far cadere il Governo sul MES e oggi arriva a immaginare un Governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, in una simpatica tarantella che sicuramente merita di essere approfondita, e se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo Parlamento, il piano shock sui cantieri è a loro disposizione per far vedere se davvero al centro dell’interesse del Paese c’è il bisogno di sbloccare i lavori pubblici o di continuare con le polemiche.

Da parte nostra, signor Presidente, e mi accingo a chiudere, pensiamo che un’Italia viva ci sia già: è quella che non può accettare l’idea che un lavoratore, un imprenditore o un artigiano sia un potenziale evasore ed è quella che oggi a questo Parlamento dice che è ora di finirla con chi continua ad alimentare polemiche senza senso: è il momento di sbloccare i cantieri più che di sbloccare le polemiche. Tuttavia quest’Italia viva, che c’è e sta fuori da qui, ci attende al vaglio, perché il 2020 non potrà essere definito ancora un anno bellissimo.

È l’anno delle scelte: o stavolta si fa sul serio o la crescita zero inghiottirà tutti. Noi siamo dalla parte di chi ci prova, ci crede e non nega la fiducia al Governo, ma gli chiede un cambio di passo, perché il 2020 sia l’anno della ripartenza per tornare ai livelli di crescita che abbiamo vissuto in passato.