MANOVRE FINANZIARIE ED EQUITÀ e nuovo Governo

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NON so se le prossime e necessarie manovre finanziarie determineranno a livello internazionale effetti positivi, o se esse non possano ,invece,ingigantire l’incertezza dei cittadini, alimentando ancora di più la deriva verso la recessione. Certamente il tema dell’equità è centrale in tutti i discorsi, nè si è veramente posto mano, con chiarezza e determinazione, alla necessaria rimodulazione dei privilegi della cosiddetta “Casta”.

In questo marasma finanziario, fonte di forti preoccupazioni per i cittadini europei e non solo, bisognerebbe rileggere attentamente le teorie e le grida di allarme, che già molti anni fa l’economista, premio Nobel, Jopseph Stiglitz donò al mondo. Il modello neo liberista che aveva come teoria portante “meno stato nell’economia e nelle attività sociali” è miseramente fallito. Il mercato, da solo, non é riuscito ad autoregolamentarsi, l’euro non è riuscito a colmare i dumping economici e sociali fra stati forti e stati deboli dell’Europa?. Le istituzioni monetarie europee e mondiali hanno dovuto inseguire le contingenze salvando stati e banche, ma non hanno saputo svolgere il loro ruolo di controllo e regolazione del mercato.

Questo neo liberismo ha visto come valori, o disvalori la cultura del debito (riferito ai cittadini), la stagnazione dei salari, la corsa alla deregulation in campo economico. Per la prima volta si sta assistendo, se parliamo a livello planetario (in particolare per gli stati emergenti India e Cina) ad una crescita senza incremento di posti di lavoro. In Italia la disoccupazione supera i due milioni di unità. Nel vertice dei G20 l’Italia ha proposto le solite ricette, rimedi per tamponare una situazione pericolosa in relazione al forte debito pubblico ed all’attacco ai nostri titoli di stato. Operazione volta a fare cassa, a parte l’alea relativa a quanto dovrebbe essere recuperato con la lotta all’evasione, ma estremamente iniqua.

Verso un’economia più solidale. Inasprire il prelievo fiscale, togliere le tutele al lavoro e contemporaneamente mettere mano per tagliare il welfare state è veramente assurdo. Questa situazione sta pesantemente allargando la forbice fra il ceto medio e il ceto meno fortunato. Lo sviluppo non può nascere solo dalle privatizzazioni, che a volte non sono nè efficienti e tantomeno efficaci, o dalla riduzione delle protezioni sociali. Stiglitz ha più volte parlato di un nuovo modello di sviluppo, nel quale si potrà coniugare la crescita con l’equità.

Ma nel vocabolario neo liberista le parole eguaglianza, libertà e solidarietà non trovano collocazione, e per libertà si intende solamente libertà del mercato, senza vincoli statali. Un discorso a parte riguarda gli economisti, o almeno quelli che hanno ispirato le azioni di governi ed organismi monetari o cercato di prevedere le ultime catastrofi: hanno cercato di spiegare quanto avveniva con semplici analisi microeconomiche (costo del lavoro, produttività.. ), mentre i fenomeni sono più massicciamente macroeconomici (politiche monetarie, bilancia dei pagamenti, tasso di cambio). Vi è poi un mondo oscuro, quello dei paradisi finanziari e fiscali off shore, il mondo oligopolistico di alcune multinazionali (pensiamo solo al settore petrolifero e dell’energia), un potere sovranazionale.

Per poter sperare in un “nuovo rinascimento” che deve essere non solo economico, ma prima di tutto etico e culturale c’é bisogno, secondo Stiglitz, di una seria riprogettazione del nostro stile di vita. Deve rinascere una “società civile globale”. Il mercato, che spesso fallisce, da solo non può regolamentarsi e non sempre sceglie allocazioni efficienti, è dunque importante l’intervento di istituzioni sovranazionali e nazionali che possano effettivamente incidere e decidere. Come nel rinascimento la nascita della stampa mobile fu il volano per lo sviluppo, cosi nell’attuale situazione la circolazione delle informazione può fare la differenza.

E’ possibile uno sviluppo, legato alla crescita dell’occupazione, sposando le tesi di uno sviluppo sostenibile, sensibile alla tutela dell’ambiente, che tuteli i lavoratori, in pratica le Green economy. C’e bisogno di uscire da atteggiamenti “troppo specialistici” senza una vera visione d’insieme di quanto sta avvenendo nel mondo. Le richiesta di democrazia, di eguaglianza, la lotta alle disparità sociali, gli aneliti che salgono dagli strati più poveri della popolazione aspettano una risposta. Riuscirà, se mai nascerà, il nuovo Governo a gestire in modo serio queste problematiche? Abbiamo molti dubbi in merito.

Democrazia Cristiana