Mara Carfagna da Fazio: voglio parlare ai moderati, non mi rassegno alla destra-destra

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Mara Carfagna ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Era inevitabile, nel salotto televisivo dove Salvini non vuole mettere piede e dove non risultano comparsate di Gorgia Meloni arriva invece la “femminista” Mara Carfagna.

Un singolare destino quello di Mara, un tempo vittima delle ironie della sinistra per la sua devozione al capo Berlusconi. Oggi appare nello studio televisivo più giallofucsia del paese con un regalo per Luciana Litizzetto. Come da copione, deve dire che non si rassegna alla destra-destra. Che vuole recuperare i moderati. Che non si rivolge alla destra del suo partito perché vuole recuperare chi in quella destra non si sente più rappresentato. Però scissioni non ne farà. Insomma nulla di nuovo rispetto a ciò che Mara Carfagna va dicendo da tempo, portando avanti un’operazione-simpatia verso lo schieramento progressista che l’ha eletta miss Giovanna d’Arco della linea anti-Salvini.

Altra caratteristica delle riflessioni di Mara Carfagna è la nostalgia per la Forza Italia che fu. Che sarebbe quella di quando Silvio Berlusconi era forte e vincente. Quando non era in declino. Quando la voglia di moderatismo la incarnava semmai Gianfranco Fini, a destra, e a Mara Carfagna andava benissimo il partito-contorno. Oggi è tutto diverso, oggi “non possiamo vivere di rendita sulle spalle di Berlusconi”. Appunto. L’associazione che Carfagna ha tenuto di recente a battesimo, Voce Libera, dovrebbe servire a superare il berlusconismo per far sopravvivere Forza Italia.
I dubbi sul femminismo di Carfagna

Ma il punto è: può un prodotto del berlusconismo, cioè la stessa Mara Carfagna, farsi protagonista della fase del post-Berlusconi? E’ un dubbio legittimo. Anche perché finora il suo attivismo pare sia servito solo a meritarsi i complimenti dell’Espresso: secondo il settimanale il futuro del centrodestra è da affidare solo a Mara. Che non è ancora la “compagna Mara”, come si disse del “compagno Fini”, ma una che fa regali a Luciana Littizzetto. Un dono simbolico che racchiud eun messaggio forte. Littizzetto, talmente femminista da usare la tv pubblica per fare la parodia della hit meloniana “Io sono Giorgia”: “Sono una donna, non sono una santa, bevo la Coca, bevo la Fanta. Sono una donna, non sono una panda, bevo la Coca, bevo la Fanta”, ha cinguettato Lucianina sotto l’occhio commosso fino alle lacrime di Fabio Fazio. Sempre la stessa Littizzetto che gratificava Gelmini e Bernini come le “badanti di Berlu”.

“Mi piacciono le donne pestifere”, ha detto Carfagna arrivando da Fazio. Pestifere significa combattive, indipendenti, esponenti del femminismo che piace. Un femminismo che ignora un dato di fatto: l’unica leader di partito donna è di destra. E poi: in Calabria e in Emilia Romagna il centrodestra ha candidato due donne. In Umbria il centrodestra ha vinto con un’esponente donna, Donatella Tesei. Peccato che, parlando di un Paese che non sa valorizzare le donne, Carfagna non abbia pensato di citare questo dato oggettivo. Non ci ha pensato. O non l’ha trovato poi così importante.