Marattin: “Bene le aperture di Aspi No a una revoca di pancia”

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Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l`Italia, nell`intervista al Corriere della Sera ha fatto importanti aperture per evitare lo scontro col governo sulla concessione. Secondo lei, va raccolta questa mano tesa?

«Ma qui non si tratta di fare un discorso su mani tese o meno – risponde l`economista Luigi Marattin, vicecapogruppo di Italia viva alla Camera -. Il discorso è un altro ed è molto semplice: in uno Stato di diritto le responsabilità – e mi riferisco al crollo del ponte Morandi – sono accertate dalla magistratura. Non si può non partire da qui prima di decidere sulla sorte della concessione ad Aspi. Se invece vogliamo discutere di come funziona in generale il modello concessorio, allora è chiaro che non ha ben performato e che bisogna intervenire, ma non con norme scomposte inserite nel decreto Milleproroghe. Che non sono adatte né a questo scopo né alla questione della eventuale revoca, appunto».

Bastano più investimenti e indennizzi, come prospetta Tomasi, per evitare la revoca?

«Ripeto: l`eventuale revoca non può che basarsi su un fatto acclarato. Non può avvenire perché qualcuno fa un post su Facebook».

Tomasi dice che con la revoca e l`indennizzo ridotto Aspi fallirebbe. È uno scenario credibile?

«Non conosco a fondo il bilancio della società ma è evidente che, date le cifre in ballo sia per Aspi ma anche per lo Stato, da mezzo punto a un punto di Pil, è uno scenario che tenderei a evitare».

A proposito di post su Facebook, Di Maio dice però che con il Milleproroghe è stata di fatto già avviata la procedura di revoca.

«Non è così. Formalmente si tratta solo di una norma che modifica ex-post le condizioni contrattuali per il recesso delle concessioni. Non una grande idea, soprattutto se inserita nel consueto decreto che si occupa di proroghe dell`ultimo minuto».

Non crede che la relazione della Corte dei Conti abbia reso evidente che la concessione sia stata vantaggiosa solo per Aspi?

«Come in molti altri casi in cui in Italia si è allocata una risorsa pubblica, anche le concessioni autostradali sono spesso state fatte male. Ritagliate più sui bisogni dei concessionari che sugli interessi collettivi. Ma per risolvere il problema senza dare l`impressione di essere in una repubblica delle banane, non si agisce in questo modo improvvisato. In un Paese serio, a contare sono le sentenze e le inchieste, non le condanne sul web dei tribuni del popolo. Se Aspi risulterà responsabile, la concessione deve essere revocata. Ma quella tragedia non può essere utilizzata per azioni scomposte che minano la credibilità dello Stato di fronte a chi investe».

Ma mentre si aspetta la sentenza, che si fa? Si rivede la concessione?

«Le disponibilità manifestate da Tomasi sono comunque positive e meritano un approfondimento. Italia viva è in prima fila nel chiedere una riforma del sistema. Per noi bisogna partire dal rafforzamento dell`Authority dei trasporti, che è chiaramente debole, e quindi revisionare le concessioni».

Come intendete far valere la vostra posizione nel governo?

«Nell`unico modo che conosciamo: con argomentazioni meditate e circostanziate, ma esposte in modo chiaro e senza farci condizionare dalla folla (o da partiti) che urla Barabba».

Se il Milleproroghe sarà convertito senza modifiche, Iv lo voterà?

«Preferiamo credere che la tanto annunciata “ripartenza di gennaio” includa anche una riflessione non di pancia su questa vicenda».

Va bene, ma il governo rischia o no su Autostrade?

«Noi siamo convinti delle nostre opinioni, ma non è possibile che ogni volta ci si accusi di voler far cadere il governo: così si uccide il dibattito»

Italia viva non teme di passare agli occhi dell`opinione pubblica come il partito che difende le ragioni dell`impresa prima ancora di quelle dei cittadini?

«Premettiamo che se Aspi risulterà responsabile della tragedia di Genova, nessuno più di Italia viva si mostrerà determinato nel punire i responsabili. Ma l`idea che esistano gli interessi dell`impresa contrapposti a quelli dei cittadini non ci appartiene. Gli imprenditori sono cittadini, non alieni. E le autostrade le usano pure loro, no?».

II Pd sembra affidarsi alle capacità di mediazione di Giuseppe Conte, ma il premier sembra propendere per la revoca. Non ha anche lei questa impressione?

«A differenza di altri, il presidente Conte dà meno l`impressione di credere che far politica significhi solo seguire lo slogan più semplice e popolare, e poi si vedrà. E in questi tempi strani, non è poco. Speriamo sia abbastanza».

Il 7 gennaio è previsto un vertice di maggioranza sulla giustizia. Si parlerà anche del caso Autostrade?

«Secondo noi, entro gennaio, nella maggioranza va fatta va fatta chiarezza su tutte le questioni aperte, vecchie e nuove. Mi riferisco, per esempio, anche all`ultimo tema tirato fuori da Luigi Di Maio, quello dell`acqua pubblica, dove, anche qui, è evidente che Italia viva non la pensa come il Movimento 5 Stelle. Mi piacerebbe insomma che il 2020 cominciasse nella chiarezza sulla rotta da tenere nei prossimi mesi e anni».