Marattin: “Non servono altre imposte ma una seria spending review”

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Onorevole Luigi Marattin, Italia viva insiste sull’abolizione della sugar tax, della tassa sulle auto aziendali e della tassa sulla plastica: fare indietro tutta costerebbe circa un miliardo e mezzo, dove li recuperate?
«Abbiamo offerto al dibattito pubblico tre opzioni diverse. E quando ci riuniremo come maggioranza ne discuteremo sul merito. Sperando che nessuno voglia vedere altro fine se non quello di fare il possibile per evitare ogni tipo di tassa. Perché l’economia italiana, in questo fase ciclica, non ne ha bisogno».

Non potete recuperare quei soldi da quota 100 e dal rinvio del cuneo perché i vostri alleati sono contrari, quindi?
«Vorrà dire che rimane la terza opzione: una seria ripresa del processo di spending review. Il fatto che in 10 anni si sia riusciti (con enormi sacrifici) a tenere costante la spesa in stipendi pubblici (172 miliardi) e a far invece aumentare di 14 miliardi (da 86 a 100) quella in acquisti di beni e servizi è un problema che dovrebbe riguardare tutti. Poi io mi chiedo anche se i 71,5 miliardi di aumenti di spesa sociale siano tutti stati usati guardando al futuro e non solo al passato».

Quanti emendamenti presenterete?
«Ci stiamo lavorando. Come gruppi parlamentari di Italia viva stiamo incontrando in questi giorni decine di stakeholders (associazioni datoriali, sindacali, di categoria) per capire quali siano le loro idee su come migliorare la manovra. E poi abbiamo le nostre».

Perciò quali emendamenti presenterete, oltre ai noti?
«Teniamo molto al ripristino dei Pir, magari cogliendo l’occasione per migliorare ulteriormente gli strumenti per raggiungere lo scopo generale: far affluire l’enorme risparmio privato alle piccole e medie imprese italiane, che soffrono di scarsa capitalizzazione ed eccessiva dipendenza dal canale bancario».

Avete preparato gli emendamenti con gli alleati, come vi ha chiesto Dario Franceschini?
«Per gli emendamenti al decreto fiscale (che scadono stamattina, ndr) avevamo chiesto se fosse in programma una riunione di maggioranza per coordinarli. Avendoci risposto di no, abbiamo ritenuto opportuno depositare le nostre proposte. Ovviamente siamo pronti a discuterle in maggioranza per coordinare una posizione comune».

Quindi rinuncerete a quelli che non piacciono agli alleati per accettare il patto proposto da Franceschini?
«Per coordinare gli emendamenti bisogna vedersi. Ma capisco che il periodo sia intenso per tutti, non voglio far polemica. . E vanno benissimo i patti, l’importante è farli sulle idee migliori per il Paese, e non su altro. Ad esempio da più di un mese chiediamo di iniziare a lavorare sul rifacimento completo di Irpef e Iva per il 2021-2022. Quale occasione migliore per rinsaldare un patto di prospettiva basato sull’esigenza di ridurre e semplificare le tasse?».

Questa non è una manovra che favorisce la crescita o aiuta l’occupazione: era scontato viste le condizioni date?
«C’è una verità che nessuno ha il coraggio di dire: finché l’Italia si porterà appresso il fardello delle clausole di salvaguardia Iva non si potrà mai impostare una seria politica economica pluriennale per aggredire i problemi del Paese. E anche finché vi sarà instabilità istituzionale, con governi che ogni 5 minuti ci si chiede se durano o no. Ma questa è un’altra storia».