Marattin: “Per l’emendamento sull’Imu è corretto il ripensamento”

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Parlamentare già del Pd e da settembre di Italia Viva, Luigi Marattin, docente di economia politica, è stato consulente sui temi economici dei governi Renzi e Gentiloni.

Professore Marattin, che valutazione dà sulla manovra economica da oggi in discussione in Parlamento?
«È una manovra che per circa tre quarti è dedicata a evitare il conto lasciato da pagare da Salvini, cioè 23 miliardi di aumenti Iva. Per il rimanente quarto, pochi miliardi, fa tutte scelte giuste di cui si parla poco: asili nido gratuiti e nuovi asili nido, rafforzamento politiche familiari, ripristino completo di Industria 4.0, un piccolo segnale sulla riduzione tasse sul lavoro».

Ancora una volta non è una manovra di sviluppo?
«È evidente che il potenziale espansivo non è enorme. Ma finché l’Italia non risolverà il problema delle clausole di salvaguardia, che da circa un decennio condizionano il nostro bilancio, non saremo mai nelle condizioni di mettere in atto una politica economica pluriennale in grado di aggredire con decisione i problemi del Paese».

Cosa pensa dell’emendamento alla legge, che prevede l’Imu per la seconda casa agli immobili di proprietà di una famiglia intestati come prima casa ad uno dei due coniugi che vi figura residente?
«Italia Viva non ha relatori nella legge di bilancio, che sono di Pd e M5s, quindi abbiamo saputo di questo emendamento dai giornali. Il problema c’è, ma credo debba essere semmai risolto all’interno di una complessiva azione di riordino delle imposte immobiliari e riduzione, visto che sono più alte di 6 miliardi rispetto al 2011. Credo quindi sia meglio che Pd e M5S ritirino quell’emendamento».

Pensa che plastic tax e sugar tax siano utili al bilancio statale e all’economia italiana?
«Al bilancio sicuramente no, visto che stiamo parlando di un paio di centinaia di milioni di gettito, su un bilancio di 850 miliardi. All’economia neppure, perché penso che in Italia di tasse se ne paghino già troppe e non ci sia bisogno di altre. E, quando si tassano le aziende, non si puniscono gli imprenditori come qualcuno sembra pensare, ma si mettono in pericolo i posti di lavoro. Sulla plastica, c’è sicuramente bisogno di accompagnare il settore ad una transizione ecologica attraverso un pacchetto che, in astratto, può certamente includere anche la leva fiscale, ma in un’ottica pluriennale e soprattutto basata su incentivi e non su punizioni».

Tante polemiche sul Mes, giuste o sbagliate?
«Quella sul Mes è stata la discussione pubblica più assurda della storia repubblicana, basata su un numero incredibile di bugie che in parte anche i mezzi di informazione hanno contribuito ad alimentare. Salvini e la Meloni hanno detto che il Mes è un organismo privato (e invece è un accordo tra governi), che è un organismo tecnico (e invece è diretto dai ministri dei Paesi membri), che obbliga a ristrutturare il debito (invece la parola ristrutturazione non è mai pronunciata). La verità è che è un accordo leggermente migliorativo rispetto allo status quo, in quanto finalmente prevede che il Mes possa essere un paracadute finanziario in caso di gravi crisi bancarie. Ma sono molto preoccupato per un dibattito pubblico che permette per settimane intere il diffondersi di autentiche menzogne».

Cosa avrebbe introdotto nella manovra?
«Le riduzioni di tasse sul lavoro sono una brutta bestia, o ci metti almeno 10 miliardi (e noi nel governo Renzi mettemmo 22 miliardi annui tra 80 euro, Irap e decontribuzione), oppure i destinatari neanche se ne accorgono. Avrei utilizzato quei 3 miliardi del cuneo fiscale – che ammonteranno a pochi euro al mese in busta paga – per rafforzare il piano famiglia, che al momento ha una dote di 2 miliardi. Avrei rafforzato asili nido, assegni alle famiglie numerose, incentivi al lavoro femminile e in più la detassazione completa dei premi di produttività. E avrei approvato subito una legge delega per riformare completamente l’Irpef nel 2021, in modo da impiegare tutte le risorse disponibili, e non solo 3 miliardi, per ridurre le tasse sul lavoro».

E cosa vi avrebbe tolto?
«La plastic tax e la sugar tax, per i motivi che ho già esposto».

Pensa che sia utile mantenere i provvedimenti del precedente governo sul reddito di cittadinanza e la quota 100?
«Quota 100 no, è la politica più ingiusta degli ultimi decenni, perché impiega 22 miliardi in tre anni per anticipare di un paio d’anni la pensione, non solo a chi ha svolto lavori gravosi e usuranti (cosa su cui sono assolutamente d’accordo), ma anche a grandi dirigenti ministeriali e compagnia bella. Avrei utilizzato quei soldi per ridurre le tasse a chi lavora e riformare il welfare. Il reddito di cittadinanza può forse funzionare come sostegno alla lotta alla povertà, ma credo sia chiaro a tutti ormai – come noi dicevamo da tempo – che invece non serve a trovare un lavoro alle persone».