Marcucci, Lotti e Guerini. I plenipotenziari renziani all’interno del PD

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Quelli davanti a cui non è consigliabile, in nessun momento, chinarsi per raccogliere qualcosa dal pavimento. Soprattutto se se i due fossero alle spalle. Posizione pericolosissima alla presenza di Renzi o dei renziani (che poi sono la stessa cosa).
Il livello di affidabilità di quella gente lì, può essere paragonato all’efficacia di un frullato di cavoli nani nella cura contro la sclerosi multipla e per difendersi dagli effetti della loro “correttezza”, basta prepararsi e prevedere che facciano esattamente il contrario di ciò che enunciano o promettono di fare.
Ho visto Marcucci in TV ed ho ricordato le sue apparizioni, in svariate interviste, durante la “settimana dei responsabili”. Ho ricordato quei giorni.
Per capire quanto e come il PD abbia lavorato in favore di una soluzione parlamentare della crisi del governo Conte II, basta osservare ciò che sta succedendo in queste ore: fuggi fuggi dal gruppo di Italia Viva (ancora per poco) in Senato e riapprodo in quel porto delle nebbie che si chiama PD.
Bastavano 5 o 6 senatori e Conte sarebbe stato salvato. C’erano senatori dentro IV che pare non aspettassero altro che sconfessare una scelta (seguire Renzi) della quale erano pentiti e che sarebbero rientrati volentieri all’ovile, approfittando di una circostanza che ne avrebbe rafforzato la posizione, senza essere costretti ad elemosinare il rientro. Invece no, non lo fecero, rimasero tutti al loro posto. Una dimostrazione di fierezza Renziana, di attaccamento al lider Maximo, di correttezza degna di una sceneggiatura da film storico degli anni ’50 e non di quel mercato rionale che si chiama politica (e in molti casi Parlamento), dove tutto e tutti sono in vendita.
“Mi spezzo ma non mi piego” dissero e rimasero al loro posto, orgogliosamente italomorenti. Oggi li noti spezzati e pure piegati dalla paura di restare fuori dai giochi. E stanno facendo quello che avrebbero potuto fare due mesi e mezzo fa, evitando la caduta di Conte e l’insediamento a Palazzo Chigi di Sua Migliorità. Ci avrebbero evitato Gelmini, Brunetta, Garavaglia, Sacco, Borgonzoni e le conseguenze dell’ingresso al governo della Lega e di Forza Italia (ma forse questo volevano). Le minacce o le promesse che siano state fatte a questa gente da gente come Marcucci, non è dato sapere. È perfettamente intuibile, perfino intellegibile, però, il loro agire e la loro doppiezza.
Renzi sta preparando il suo “dopo”. E quei miserabili dei suoi giannizzeri saranno abbandonati al loro destino. Giusta legge del contrappasso. Quello che va detto fino allo sfinimento, se necessario, è che il loro destino non sia assolutamente compatibile con quello di un’eventuale alleanza progressista. Abbiamo già dato. Lo sappiano Marcucci, Lotti e compagnia cantante. E che lo sappia Letta. Né il Movimento 5 Stelle, né Leu, ma
Marcucci e Lotti. I plenipotenziari renziani all’interno del PD. Quelli davanti a cui non è consigliabile, in nessun momento, chinarsi per raccogliere qualcosa dal pavimento. Soprattutto se se i due fossero alle spalle. Posizione pericolosissima alla presenza di Renzi o dei renziani (che poi sono la stessa cosa).
Il livello di affidabilità di quella gente lì, può essere paragonato all’efficacia di un frullato di cavoli nani nella cura contro la sclerosi multipla e per difendersi dagli effetti della loro “correttezza”, basta prepararsi e prevedere che facciano esattamente il contrario di ciò che enunciano o promettono di fare.
Ho visto Marcucci in TV ed ho ricordato le sue apparizioni, in svariate interviste, durante la “settimana dei responsabili”. Ho ricordato quei giorni.
Per capire quanto e come il PD abbia lavorato in favore di una soluzione parlamentare della crisi del governo Conte II, basta osservare ciò che sta succedendo in queste ore: fuggi fuggi dal gruppo di Italia Viva (ancora per poco) in Senato e riapprodo in quel porto delle nebbie che si chiama PD.
Bastavano 5 o 6 senatori e Conte sarebbe stato salvato. C’erano senatori dentro IV che pare non aspettassero altro che sconfessare una scelta (seguire Renzi) della quale erano pentiti e che sarebbero rientrati volentieri all’ovile, approfittando di una circostanza che ne avrebbe rafforzato la posizione, senza essere costretti ad elemosinare il rientro. Invece no, non lo fecero, rimasero tutti al loro posto. Una dimostrazione di fierezza Renziana, di attaccamento al lider Maximo, di correttezza degna di una sceneggiatura da film storico degli anni ’50 e non di quel mercato rionale che si chiama politica (e in molti casi Parlamento), dove tutto e tutti sono in vendita.
“Mi spezzo ma non mi piego” dissero e rimasero al loro posto, orgogliosamente italomorenti. Oggi li noti spezzati e pure piegati dalla paura di restare fuori dai giochi. E stanno facendo quello che avrebbero potuto fare due mesi e mezzo fa, evitando la caduta di Conte e l’insediamento a Palazzo Chigi di Sua Migliorità. Ci avrebbero evitato Gelmini, Brunetta, Garavaglia, Sacco, Borgonzoni e le conseguenze dell’ingresso al governo della Lega e di Forza Italia (ma forse questo volevano). Le minacce o le promesse che siano state fatte a questa gente da gente come Marcucci, non è dato sapere. È perfettamente intuibile, perfino intellegibile, però, il loro agire e la loro doppiezza.
Renzi sta preparando il suo “dopo”. E quei miserabili dei suoi giannizzeri saranno abbandonati al loro destino. Giusta legge del contrappasso. Quello che va detto fino allo sfinimento, se necessario, è che il loro destino non sia assolutamente compatibile con quello di un’eventuale alleanza progressista. Abbiamo già dato. Lo sappiano Marcucci, Lotti, Guerini e compagnia cantante. E che lo sappia Letta. Né il Movimento 5 Stelle, né Leu, ma neanche Conte, pena la decadenza definitiva dalla credibilità, dovranno accettare patti con quei signori.
Giancarlo Selmi Conte, pena la decadenza definitiva dalla credibilità, dovranno accettare patti con quei signori.
Giancarlo Selmi