Marion Le Pen sfida i globalisti: “Noi vogliamo una civiltà, non un mercato”

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Roma – Tra i vari invitati al convegno God, Honor, Country, organizzato a Roma dalla Edmund Burke Foundation, oltre a Viktor Orbán e a Giorgia Meloni, che l’altro ieri ha tenuto un discorso un po’ controverso, c’era anche Marion Le Pen. La nipote di Marine, che attualmente ha abbandonato la politica elettorale per dirigere l’Istituto di scienze sociali, economiche e politiche (Issep), nel suo intervento ha toccato diversi punti della sua visione del mondo. In particolare, ha evidenziato – con grande acume – la linea di demarcazione che separa sovranisti e globalisti: «Noi vogliamo avere una civiltà, non un mercato», ha affermato con forza.
Marion Le Pen incalza i conservatori

Queste parole non erano affatto scontate, anche perché sono state pronunciate di fronte a una platea composta in maggioranza da conservatori americani, legati a filo doppio a un liberismo economico potenzialmente destabilizzante. Ronald Reagan, figura a cui è dedicato il convegno, non era certo uno che gradiva vincoli al mercato e alla circolazione delle merci. Ad ogni modo, Marion Le Pen ha poi affrontato il tema dell’immigrazione, strettamente collegato al precedente: «Gli uomini non sono intercambiabili», ha affermato, ribadendo la propria opposizione radicale all’«importazione di stranieri» per «compensare il calo delle nascite in Europa». Di più: visto che i flussi migratori potrebbero aumentare nei prossimi decenni, Marion ha specificato che, in questo campo, «i conservatori devono fare scelte drastiche». Insomma, il tempo delle ambiguità è finito.
«Ci serve un’alleanza latina»

Marion Le Pen non ha inoltre perso occasione per criticare aspramente l’Unione europea e il «processo di standardizzazione forzata» che ha messo in moto. Per l’ex deputata del Front National, però, devono farsi portatori di questo cambiamento non tanto i partiti rappresentati all’Europarlamento, quanto invece «una coalizione di governi» in grado di riplasmare una struttura sovrannazionale che lei giudica (correttamente) irriformabile. È per questo che Marion propone un’«alleanza latina» tra Francia, Italia, Spagna e Portogallo per riequilibrare una Ue sempre più teutonica e nordeuropea. Un’alleanza che, «insieme ai Paesi di Visegrad, mantenga i legami col Regno Unito, gli Stati Uniti e la Russia».
«Non possiamo lasciare l’ecologia a Greta»

Un altro punto del suo intervento ha riguardato infine il tema dell’ecologia e del movimento Fridays for Future: «Non dobbiamo lasciare la difesa della natura all’estrema sinistra o ai matti», ha tuonato Marion. «Non voglio scegliere tra i seguaci di Greta e gli scettici, quelli che negano i danni di questo modello economico». Anche perché, ha aggiunto, «non bisogna credere allo stupido mantra che i problemi globali si risolvono con soluzioni globali». In tal senso Marion Le Pen pone l’accento sulle «risposte locali» che devono dare le varie nazioni, e non gli organismi sovranazionali. «Il libero mercato non deve essere una religione», ha concluso. A buon intenditor…

Valerio Benedetti