Massimo Galli picchia duro su vaccino e contagi: “Il sistema a colori non funziona”

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Il Professor Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, nel corso della diretta di “L’Aria che Tira” di venerdì 15 gennaio, dice no al ritardo della seconda dose di vaccino: “E’ follia. I dati scientifici non supportano questa possibilità. I contagiati di Covid devono andare in coda. La crisi di governo? Grottesca”. E boccia il sistema a colori delle Regioni: “Non ha funzionato ‘sto granché – dice – Alcune zone sempre state gialle sono state più colpite di altre”.

Il Professor Massimo Galli, in collegamento dal suo studio milanese, invita alla cautela nella riaperture delle scuole perché il Coronavirus circola con la medesima forza di ottobre e novembre: “Stiamo vivendo una situazione terribile, capisco gli studenti che protestano, ma non diamo spazio a posizioni che finiscono per essere vittimistiche. La questione, semmai, è un’insufficiente chiarezza su cosa si può e non si può fare, perché bar aperti e scuole chiuse. Il concetto è che il virus cammina sulle persone, le circostanze con grandi concentrazioni diventano circostanze pericolose e aiutano il virus a circolare e diffondersi. I colori vanno nella direzione imposta dai numeri, il sistema purtroppo non ha funzionato granché, c’è stata molta confusione perché talvolta si sono cambiati i colori troppo velocemente. Si è consentito qualche giorno di shopping, ma adesso il risultato è che i parametri non scendono. Siamo dentro in pieno alla seconda ondata e dobbiamo invertire la tendenza”.

Sull’inoculazione del vaccino a persone che hanno avuto il Covid-19, il dottor Galli è sicuro: “Chi lo ha avuto ha un rischio basso di riprenderlo e non ci sono dati sull’efficacia o tossicità del vaccino, devono certamente andare in coda. In Italia, due milioni di persone interessate dalla malattia e questo significa che occorrono per loro 4 milioni di dosi che invece devono andare ad altre persone. Pfizer, che è l’azienda del vaccino che stiamo usando, lo ha scritto chiaramente che quelle persone vanno escluse”.

Ancora più severo sull’ipotesi di ritardare il secondo richiamo spostando il termine da 21 giorni a 120: “Dissento su tutta la linea. Lo hanno fatto in Inghilterra perché sono alla canna del gas, hanno 47.000 casi al giorno, se non 50.000 e non sapendo cosa fare hanno deciso di ritardare il richiamo di Pfizer per coprire tutti, ma gli studi registrativi dicono altro. Fanno un razionamento di tipo bellico e devono avere il coraggio di dire che lo fanno per necessità, che stanno facendo una sperimentazione, i dati ufficiali dicono che la copertura si ha dopo 7 giorni dalla seconda dose a 21 giorni. Punto. Il resto è follia”.

Infine l’illustre infettivologo esprime preoccupazione per le dosi: “Più è breve il tempo in cui le concentri, più hai successo, ma ahimè la campagna vaccinale riguarda un intero paese e non siamo logisticamente pronti. In più, il problema aumenta considerando che le dosi non sono in mano nostra. Oltre tutto si fa la vaccinazione in un momento in cui l’epidemia non è affatto spenta. Per questo mettersi a vaccinare i già guariti è l’ultima cosa da fare”.

Poche stringate (indignate) parole sulla crisi di governo: “Meno parlo, meglio è. Ma è abbastanza grottesca, l’Italia si caratterizza per la bellezza, l’antica cultura e l’inadeguatezza della classe politica”. E sul sistema a colori non ha dubbi: “In alcune situazioni che hanno visto cambiare troppo rapidamente i colori, sulla base dei parametri che erano stati stabiliti, non sono stati cambiamenti in meglio. Abbiamo bisogno di invertire queste tendenze”.