Mauri: «Libertà di stampa caposaldo di democrazia». Webinar a Ferrara per studenti e insegnanti

0
63

Il fenomeno degli atti intimidatori contro i giornalisti è in costante aumento: dopo i 73 casi censiti nel 2018 si passa a 87 episodi nel 2019, per salire a 129 casi registrati nei primi 9 mesi del 2020. In quest’ultimo periodo, al 30 settembre scorso, i casi avevano interessato 15 regioni, concentrandosi in 5 di queste (Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia), dove si sono verificati 101 episodi, il 78,3% del totale.

Se la matrice dell’atto è di solito mafiosa o di natura socio-politica, il mezzo sono spesso le piattaforme social: nel 2018 e 2019 circa un quarto delle intimidazioni nei confronti di giornalisti sono arrivate via social network (24% per il 2018 e 23,5% per il 2019), mentre nel periodo considerato del 2020 la percentuale quasi raddoppia, attestandosi al 41,9 %.

Anche durante il periodo di lockdown dovuto all’emergenza Covid (9 marzo – 18 maggio 2020) non sono mancati episodi di atti intimidatori nei confronti di giornalisti. Infatti, sono stati censiti 33 episodi, il 61% dei quali avvenuto utilizzando i mezzi di comunicazione online: 8 in contesti di criminalità organizzata di cui 5 via web (63%); 11 in contesti socio politici di cui 7 via web (64%); 14 riferibili ad altri contesti di cui 8 via web (57%).

Sono i dati emersi oggi nel corso del webinar organizzato dalla prefettura di Ferrara in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna dedicato a studenti e insegnanti delle classi IV° e V° delle scuole superiori della provincia. Al webinar hanno partecipato, dialogando con una platea di oltre 200 tra ragazze, ragazzi e docenti, il viceministro dell’Interno Matteo Mauri, il vicedirettode generale della Polizia di Stato e direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, il prefetto di Ferrara Michele Campanaro, i prefetti delle altre province della regione e il giornalista Nello Scavo.
L’impegno del Viminale attraverso il Centro di coordinamento

«Chi minaccia e aggredisce un giornalista non solo viola la sua persona ma attacca il nostro sistema democratico»: per questo «proteggere la libertà dei giornalisti è non solo necessario ma doveroso», ha premesso aprendo i lavori il viceministro Mauri ricordando che «grazie all’impegno del ministro Lamorgese è stato riattivato il Centro di coordinamento contro le intimidazioni ai giornalisti».

Il Centro di coordinamento – che coinvolge Federazione nazionale della Stampa italiana e ’Ordine nazionale dei giornalisti, e si avvale dal punto di vista tecnico di un Osservatorio presso la direzione centrale della Polizia criminale – lavora per prevenire e contrastare ogni tipo di intimidazione contro chi appartiene al mondo dell’informazione, spesso vittima di minacce o veri e propri attacchi.

Una questione delicata che «rappresenta una priorità per il Viminale», ha sottolineato il viceministro citando i numerosi focus su realtà territoriali e diversi aspetti del fenomeno a dimostrazione della presenza concreta dello Stato a tutela della libertà di informazione.

«In questo la collaborazione con i prefetti e le Forze dell’ordine rappresenta un aspetto fondamentale» del lavoro di prevenzione e contrasto, «che deve però associarsi a un elemento essenziale: un’attenzione molto alta su questo fenomeno da parte di tutti i cittadini» ha proseguito Mauri, ricordando alle ragazze e ai ragazzi che «tutti noi siamo chiamati a non ignorare questo tema pensando che non ci riguardi e a non voltarci dall’altra parte quando ci si trova in queste situazioni», perché il diritto a essere informati correttamente «riguarda tutti».
Forze dell’ordine al lavoro contro le discriminazioni

E l’odio è nemico della libertà di informazione, come ha spiegato il vice direttore generale della Polizia Rizzi, che presiede l’Osservatorio sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti.

In questo scenario, ha detto, «le Forze di polizia lavorano ogni giorno per scongiurare ogni forma di discriminazione» basata su razza, religione, identità di genere, orientamento sessuale, ma «non è solo un problema di polizia», ha spiegato il direttore dell’Osservatorio, «perché serve una crescita culturale di tutta la società civile».
Libertà di informazione contro la disinformazione

Il prefetto di Ferrara Campanaro, che ha chiuso il seminario dopo la testimonianza di Scavo, autore di numerose inchieste su criminalità organizzata e terrorismo globale, ha sottolineato che c’è bisogno «di un giornalismo libero, al servizio del vero, del bene, del giusto, un giornalismo che aiuti a costruire la cultura dell’incontro», citando così le parole di Papa Francesco per la Giornata mondiale del giornalismo.

Campanaro ha parlato anche della questione globale della disinformazione, evidenziando come l’epidemia di Covid-19 ha reso ancora più evidente il fenomeno dell’industria delle fake news. «L’informazione libera riveste un ruolo di grande rilievo nel contrasto alla pandemia», ha spiegato il prefetto alle ragazze e ai ragazzi, sottolineando «il compito cruciale di veicolare messaggi corretti alla popolazione» per divulgare «in maniera comprensibile le indicazioni provenienti dalla scienza».