Mentre sono nel prato arriva un temporale, apre l’ombrello grande da pastore

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Mentre sono nel prato arriva un temporale, apre l’ombrello grande da pastore, la Spàgnä infila sotto la testa

tratto da “L’ultima fila in alto”

Prossimamente verrà presentato “L’ultima fila in alto”, il libro autobiografico con cui Gianluca Bordiga racconta in modo armonioso, pur svolgendo una efficace sintesi, un arco temporale di novantacinque anni, partendo dalla storia di suo papà e la sua famiglia d’origine, agli inizi del ventesimo secolo, fino ad arrivare all’attualità ed al suo impegno pubblico in difesa del territorio. Decine di episodi, emozioni forti in un senso ed in quello opposto. Il ventisette settembre del ’56 si sposa Fortunato Bordiga detto Nato. Sposa Fiore Mora, figlia di Giuseppe e Annamaria, sono di Bagolino capoluogo, abitano in località Castegneta, dove Giuseppe e Annamaria hanno una bella fattoria, quattordici mucche da latte, quattro maiali, galline e conigli, decine di piante da frutto, mele e soprattutto castagne. È luogo di passaggio, la gente che da Bagolino scende per andare alla frazione oppure nel confinante Trentino passa di lì, perché la Corriera quando arriva al bivio di S. Antonio va verso Brescia e la coincidenza che sale per capolinea madonna di Campiglio arriva dopo due ore; pertanto è meglio scendere alla fermata di Montesuello, ch’è proprio poche centinaia di metri sopra la casa della famiglia Mora, la casa della sposa di Nato, e da lì scendere a piedi alla frazione Ponte Caffaro, sono poi meno di due chilometri ma tutti in discesa, ed è un paesaggio molto bello, soleggiato ma anche ombreggiato dalla bella vegetazione curata dai vari proprietari che qui vi abitano. La famiglia Mora, nella loro fattoria ogni anno raccolgono anche quindici quintali di Castagne, molto belle, scelte, cioè selezionate in modo che non ve ne siano col vermicello dentro, e le vendono a un consueto commerciante di Darzo, ogni anno si ripete questo che per loro è un rito; per la loro famiglia questo frutto è un culto. Castegneta è un bel sito esposto al sole, tra il capoluogo e la frazione sul lago, rimane proprio sotto Montesuello; la proprietà Mora, scotöm di famiglia Caldèi, cugini, in dialetto zarmà, della famiglia dell’Albergo Cavallino di Bagolino, in dialetto Càalì, conta quattro ettari, c’è anche un po’ di bosco. Fiore è la prima di cinque figli, all’età di dodici anni impara a mungere le mucche, per sua mamma questo è un aiuto grande perché la mungitura è un compito che tocca quasi sempre a lei, il papà fa altri lavori, più pesanti, non per donne. Sua mamma per dare a Fiore un segno della gratitudine e dell’importanza d’aver imparato, si toglie gli orecchini d’oro e glieli dona. Ci vorrebbero macchine fotografiche e cineprese a immortalare e documentare il rapporto con gli animali che c’è in quella fattoria; la mucca più brava, cioè quella più calma, il papà l’ha chiamata Spàgnä, è l’unica alla quale mettono la campana al collo, in dialetto la Ciòcä, quando le portano tutte a pascolare nei prati dei Campini o del paese di Lodrone, sono prati distanti tre chilometri, la Spàgnä va davanti, ormai conosce la strada, tutte le altre sentono la Ciòcä e la seguono, in fila, e in fondo alla fila è sufficiente la mamma da sola per evitare che una o l’altra si fermi a mangiare l’erba lungo la strada. La Spàgnä è particolare, una volta va Fiore a portarle al pascolo, mentre sono nel prato arriva un temporale, Fiore apre l’ombrello, ombrello grande da pastore, e la Spàgnä infila sotto la testa.

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