MEZZOGIORNO – Sud batte Italia con Pmi sostenibili, ma troppi ostacoli le frenano

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Le piccole imprese possono essere protagoniste dello sviluppo sostenibile del Sud. Ma vanno rimossi gli ostacoli che ne frenano le potenzialità. A cominciare dalla pressione della burocrazia che soffoca le Pmi del Mezzogiorno con un’intensità doppia, pari al 48,2% in più rispetto al Centro Nord.

Dalla Convention del Mezzogiorno, che si svolge oggi e domani a Matera, Confartigianato lancia la sfida per la riscossa delle regioni meridionali. A partire proprio dalle piccole imprese. “Il Sud batte l’Italia – spiega Filippo Ribisi, Vice Presidente di Confartigianato con delega al Mezzogiorno – per la vitalità dei piccoli imprenditori che sono sempre più sostenibili, green, hi tech e orientati al turismo e all’export”. Lo rileva un rapporto di Confartigianato presentato alla Convention che fa il punto sui record postivi delle Pmi e sui ritardi negativi del contesto meridionale.

Il Sud conta 1.235.088 artigiani e piccole imprese (il 99,6% del totale delle aziende del Mezzogiorno) che danno lavoro a 2.860.371 addetti (l’80,5% del totale degli addetti del Mezzogiorno). Nel 2018 il numero degli artigiani è cresciuto al ritmo di 67 nuove aziende al giorno, le imprese digitali negli ultimi 12 mesi sono aumentate del 4,1% (superando il +3,6% a livello nazionale), lo scorso anno l’export delle imprese del settore alimentare è cresciuto del 2,2% a fronte del +1,7% della media italiana. E le imprese che investono in competenze green sono aumentate più che nel resto d’Italia, passando dalle 170 mila del 2017 alle 192 mila del 2018. Nel Sud si concentra anche il maggior numero di imprese che investono in attività ecologiche: sono 81.597 (31,3% del totale Italia), con un aumento del 27,1% nell’ultimo anno, migliore del +25% medio nazionale.

Gran parte dell’artigianato meridionale, con 62.247 imprese è impegnato nel settore del turismo che nel Sud lo scorso anno ha visto la crescita del 3,6% di turisti a fronte del +2% del totale nazionale.

“Ma sugli imprenditori meridionali – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – pesano troppi ritardi e inefficienze. E’ tempo di cambiare rotta per colmare i tanti gap che separano il Mezzogiorno dal resto d’Italia e valorizzare, all’insegna dell’economia sostenibile, ciò che funziona, a cominciare dalle piccole imprese”.

Secondo Confartigianato i ritardi del Mezzogiorno riguardano numerosi indicatori: opere pubbliche incompiute, giustizia lenta, pagamenti degli Enti pubblici alle imprese, inefficienza della Pa, denaro più caro.

Per quanto riguarda le opere pubbliche, i tempi di completamento in molte regioni nel Sud superano la media dei 4,4 anni a livello nazionale, con punte di 5,7 anni in Molise e Basilicata, e 5,3 anni in Sicilia. Così il maggior numero di opere incompiute si rileva nel Mezzogiorno che ne conta 436 mentre le restanti 211 sono localizzate nel Centro-Nord. Maglia nera la Sicilia con 162 opere incompiute.

Nel Mezzogiorno, poi, occorrono 1.471 giorni per completare un procedimento di giustizia civile, 422 giorni in più rispetto al Centro-Nord. E bisogna attendere 1.729 giorni per concludere un contenzioso tributario, vale a dire 657 giorni in più rispetto al resto d’Italia.

Nel Sud le attese sono più lunghe anche per gli imprenditori fornitori di beni e servizi alla Pubblica amministrazione che per essere pagati devono aspettare più della media italiana dei 35 giorni. Si arriva a 49 giorni in Calabria, 45 giorni in Molise, 44 giorni in Sicilia e Campania. La quota di Comuni del Mezzogiorno che pagano sopra i 60 giorni è del 20,1% a fronte del 9,3% dei Comuni del Centro-Nord.

Le attese continuano agli sportelli degli uffici pubblici. Colpa del più basso livello di informatizzazione, visto che la quota di pratiche gestite interamente on line dai Comuni meridionali è del 2% a fronte del 3,6% nei Comuni dell’Italia Centro-settentrionale.

A livello regionale, il più alto valore dell’Indice Confartigianato della burocrazia è l’802,7 della Sicilia, seguito dal 786,5 della Calabria, dal 725,4 della Campania, dal 678,1 della Basilicata, dal 673,9 della Puglia e dal 673,3 della Sardegna.

A pesare sulle piccole imprese del Sud è anche il costo del denaro: i tassi di interesse per prestiti a breve termine si attestano al 7,65%, rispetto alla media nazionale pari al 6,43% e al 4,78% pagato dalle imprese meridionali medio-grandi.

“Per noi – ha detto il Vice Presidente Filippo Ribisi – la sostenibilità è la capacità del sistema e delle istituzioni di sostenere le comunità, a partire dalle comunità di base che costituiscono il nucleo essenziale della costruzione della società e del vivere. Cerchiamo di sforzarci tutti di vedere i punti di forza e le opportunità che il Mezzogiorno presenta, cercando di superare vecchi stereotipi che fanno del Sud un terreno di gioco irrecuperabile. Facciamo in modo che il sistema produttivo possa contare sulle condizioni che consentono all’imprenditore di concentrarsi sul proprio business e non lo costringano, al contrario, a convivere con la necessità, tutti i giorni, di arrabattarsi per risolvere problemi che non gli appartengono”.